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Sorge a pochi chilometri dal Castello della Rocca Montevarmine, non distante dalla riva destra del fiume Aso, e già nel XI veniva annoverata come luogo di culto. Nella storiografia passata si è sempre pensato all'abbazia come possesso Farfense o Camaldolese di Fonteavellana, ma non essendo mai state trovate testimonianze a riguardo si pensa che sia stata indipendente e strettamente legata al castello di Montevarmine. Abitata comunque da monaci Benedettini, nel 1055 vede i territori circostanti al monastero in parte donati al vescovo di Fermo da tale Transarico. Nel 1212 viene ricordata la persecuzione dell'abate Guido che, accusato di simonia ingiustamente, verrà incarcerato dal vescovo di Fermo Presbitero e liberato solo grazie all'intervento del potente abate farfense di Santa Vittoria. L'ostinato monaco smobilitò anche Papa Innocenzo III per la sua scarcerazione e reintegrazione che avvenne grazie ad un altro personaggio farfense, Enrico da Cossignano, famoso giurista e politico del tempo. Nel XIV secolo il monastero sarà meta di numerosi pellegrinaggi, inoltre diversi vescovi gli concessero l'onore di distribuire le indulgenze ai fedeli. Verso il 1376 il monaco benedettino Giacinto da Morrovalle dipinse gli affreschi dei quali oggi rimangono solo poche tracce e sarà l'ultimo momento di potenza del monastero fino al suo degrado nel secolo successivo. Il XVI secolo sarà piuttosto nefasto per Sant'Angelo in Piano che, con l'arrivo degli Sforza alla signoria di Fermo, subì diversi furti. Papa Eugenio IV intervenne con una bolla di scomunica che condannava l'abate del monastero fermano di San Savino di Monte Vissiano, reo di essersi impossessato dei beni di Sant'Angelo; in quel periodo risulta che i due conventi erano piuttosto legati l'uno con l'altro. Con l'arrivo del '400 e per volere di papa Eugenio IV il monastero verrà annesso ai cospicui beni della Confraternita dell'Ospedale di Santa Maria della Carità di Fermo, che già aveva incamerato i beni di Rocca Montevarmine, ma la reazione dei monaci all'accorpamento non fu delle migliori. Ci giunge notizia della strenua resistenza di Fra' Nicola che denunciò la confraternita, rendendo necessario l'intervento diretto della santa sede che non riuscì a fermare il monaco dato che i beni di Sant'Angelo saranno accorpati a quelli dell'Ospitale solo alla morte del religioso, avvenuta nel 1473. Da qui le vicende del monastero si legheranno a quelle dell'ente fermano fino alla sua soppressione, alla fine del XX secolo; nel XVI secolo risulta che ormai una buona parte degli edifici del monastero non esisteva più. Nel 1617 trova rifugio nel monastero anche un gruppo di cavalieri Gerosolmitani che si adoperarono per il mantenimento dell'edificio, restaurandone gli affreschi e istituendo un ospedale; altri restauri avvennero nel 1770 (con il rifacimento del tetto) e nel 1838, per volere dell'Arcivescovo Brancadoro. Venne abbandonata nella seconda metà del XX secolo e ridotta quasi ad un rudere avvolto dalla vegetazione fino al 1995, quando iniziarono i restauri che riportarono l'edificio alle condizioni attuali. La chiesa si erge su un terrapieno poco sopra la pianura dell'Aso, un tempo occupato dalle strutture conventuali che oggi sono state sostituite da quelle dell'azienda agraria che ne prese il posto. Essa si presenta ad una sola grande navata con l'ingresso posto sulla facciata rivolta ad ovest, impreziosito da arcate lavorate in cotto di sapore gotico. Sempre sulla facciata si apre una finestra rettangolare a sostituzione di un probabile rosone mentre al lato svetta il piccolo campanile a vela, con due alloggiamenti per le campane, purtroppo vuoti. Degli antichi fasti rimane all'interno solo la parte absidale con tracce di affreschi, affiancata da due nicchie vuote, mentre il dipinto della Madonna con Bambino e San Michele è stato trafugato durante il recente abbandono. Sotto la chiesa sono presenti i resti della cripta con diversi cunicoli, da qui nasce un'antica tradizione secondo la quale una lunga galleria sotterranea metteva in comunicazione il Castello di Montevarmine con Sant'Angelo.

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