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Artista rivalutato solo in tempi recenti, Antonio Amorosi fu sicuramente un pittore di prestigio nel panorama romano del Settecento.
Nasce a Comunanza nel marzo del 1660; dopo i primi studi si trasferisce a Roma, dove viene preso sotto la guida di Giuseppe Ghezzi, suo concittadino. La sua prima opera viene datata 1690: "Ritratto del bambino Filippo Ricci", conservata in una collezione privata a New York. Alcune tra le produzioni migliori dell'Amorosi, come la decorazione del Palazzo del comune di Civitavecchia (1699) e di Palazzo Ruspoli a Roma (1715), purtroppo andarono perdute.
A Civitavecchia, nella chiesa di Santa Maria, si conserva una tela del 1702 con la figura di" San Gregorio e le anime Purganti" tema caro ai Ghezzi, mentre la tela della Madonna di Loreto si trova nella chiesa di Santa Caterina a Comunanza. Nei primi decenni del Settecento, l'Amorosi si dedica a una nuova direzione artistica, concentrandosi nei ritratti di scene di vita popolare, che traggono la loro radice da una certa cultura pittorica nord-europea, intrapresa anche dall'artista olandese Peter Van Lear, molto attivo a Roma nel Seicento.
Antonio, grazie alla sua attività entrò in contatto con l'ambasciatore di Spagna, il Duca di Uceda, che divenne per anni il suo più importante committente; divenne inoltre amico dello storico d'arte umbro Leone Pascoli, che sarà anche suo biografo.
Componente fondamentale nella carriera artistica dell'Amorosi furono quelle ambientazioni chiamate "bambocciate" in auge nel corso della prima parte del XVIII secolo, che garantirono al pittore di Comunanza importanti appalti della nobiltà romana. Torna ai temi di carattere religioso, ne sono oggi conservati esempi in alcune chiese a Roma: una pala a San Biagio con il tema di San Gregorio Nazianzeno, o una "Gloria di putti" in quella di S.Andrea della Valle. Nel 1714 si iscrive alla Confraternita di San Rocco e alcuni anni dopo, nel 1719, dipingerà la tela con la rappresentazione della "Visione di San Francesco da Paola" nella chiesa intitolata al frate pellegrino, ora invece conservata a Palazzo Venezia.
Una delle sue ultime opere è una pala d'altare per la chiesa di S.Bernardino ai Monti: "La Gloria di San Bernardo".
Secondo il Pascoli, Antonio Amorosi fu anche un perfetto copista degli artisti rinascimentali e un abile restauratore, vi collaborò anche suo figlio Filippo, pittore di scene di genere.
Si spense dopo una breve malattia a Roma, nell'ottobre del 1738, e fu sepolto nel luogo sacro che prediligeva: la chiesa di San Rocco.

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