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Uno dei quartieri storici di Campli, arroccato ad oriente del crinale dove sorge la cittadina, ormai fuso con essa dalla moderna e vasta piazza del mercato.
Testimonianze archeologiche rivelano che il luogo era già abitato al tempo dei romani, probabilmente in epoca tardo antica, infatti sono stati rinvenuti i resti di una cisterna, forse connessa ad una villa, mentre nella porta del paese è murata una pietra con un'epigrafe latina. Inoltre, poco fuori l'abitato vi è la memoria di un ritrovamento di una tomba, forse riconducibile ad una sepoltura barbarica. Si viene a conoscenza di Castelnuvo, citato con il nome di "Castellione" insieme al centro di Nocella, da alcuni documenti del 1128 dove è già in relazione alla chiesa di San Giovanni. Inizialmente, il centro si forma come insediamento distinto dall'adiacente Campli, secondo alcune fonti a seguito dello spostamento del monastero di San Giovanni a Molviano. Con l'espansione della cittadina camplese, finisce quasi per essere inglobato, nonostante questo riesce a mantenere una propria cinta muraria con due porte: la Porta Angioina ad oriente, unica sopravvissuta, e Porta di Capocastello. Usciti da quest'ultima, ci si ritrovava sul breve tratto di strada che collegava i due centri. Agli inizi del XIV secolo, Castelnuovo e Nocella perdono quel che rimaneva delle loro autonomie, divenendo quartieri di Campli. Ne diventavano una sorta di avanguardie fortificate che proteggevano il capoluogo, rallentando ogni eventuale invasore. Nel 1522 per volontà del Re di Napoli, Alessandro de Medici aveva preso possesso del feudo camplese, costui però muore nel 1537. La signoria quindi passa alla moglie Margherita d'Austria, che sposa in seguito Ottavio Farnese, legando il centro alla potente famiglia. Vista la sua predisposizione militare e strategica, Castelnuovo sale alla ribalta durante il XVI secolo, periodo assai instabile per questa terra. Durante la Guerra del Tronto del 1556, Giovanni Antonio Toraldo, capo delle truppe pontificie e governatore di Ascoli, si ferma a ridosso delle sue mura. I suoi intenti erano di parlamentare la resa della cittadina, ma durante le trattative la situazione degenera, i pontifici penetrano a Castelnuovo e si danno al saccheggio. Sotto il governo farnesiano, vengono scritti gli statuti della cittadina, dove il centro compare come quartiere di Campli. Viene citato anche nel testamento di Margherita d'Austria, che ordina di allestirvi un forno ed aprire fondaci, per soddisfare le esigenze alimentari della popolazione. Ancora è protagonista di un interessante fatto accaduto nel 1587, il vescovo teramano Giulio Ricci durante la sua visita pastorale, dopo le parrocchie di Teramo, aveva la consuetudine di recarsi a Campli. Non rispettando questa tradizione, molto sentita dalla popolazione, al suo arrivo non viene ben accolto, viene addirittura interrotto il ponte che collega il castello alla cittadina, alcuni facinorosi riescono a trafugare anche le insegne del corteo vescovile. Nel 1600, Castelnuovo rientra nella nuova diocesi di Campli e Ortona, nata per affievolire i contrasti tra la cittadina e le diocesi di Teramo e di Montalto Marche. Quest'ultima, qualche anno addietro, per volontà del fondatore Papa Sisto V, vi aveva incorporato Nocella e le chiese del suo comprensorio. Nel 1670 i briganti di Santuccio da Froscia penetrano a Castelnuovo e si danno al sacco, se ne vanno però senza riuscire ad entrare a Campli. Sul finire del XVIII secolo si registrano i primi interventi per limitare i danni delle numerose frane, lesionavano le abitazioni poste a ridosso delle rupi. Il governo farnesiano finisce nel 1731 con la morte dell'ultimo erede della dinastia. Lo stato camplese sarà incorporato nelle terre sottoposte direttamente ai regnanti, fino al 1806, anno dell'arrivo di Napoleone, che pone fine alla feudalità. Durante la riorganizzazione amministrativa napoleonica, Castelnuovo diventa una frazione del comune di Campli. Nel 1818 viene soppressa anche la diocesi, che riconfluisce sotto quella di Teramo. Entra a far parte del nuovo regno d'Italia a seguito della caduta dell'ultimo baluardo borbonico, la vicina fortezza di Civitella del Tronto, nel 1861. Nella prima parte del XX secolo, vengono avviati consistenti lavori per il controllo delle frane che logoravano l'area, purtroppo nel 2017 avviene ancora un'importante smottamento, al quale si cerca di porre rimedio.
Il centro storico ha un perimetro triangolare, con la punta rivolta verso il capoluogo, le abitazioni si dispongono a ventaglio lungo le due principali assi viarie: la storica via Farnesina ed il nuovo tracciato della strada provinciale. Sul lato orientale, si trovano i resti della cinta muraria, dove si apre la Porta Angioina e punto nevralgico delle difese, unica zona non protetta dalle alte rupi. Da qui, si entra nell'abitato percorrendo via Farnesina, passando affianco alla chiesa di San Giovanni, sul suo sagrato si apre una piccola piazzetta con una fontana, dalla parte opposta si notano le singolari linee di Palazzo Trenta-Carlini. Proseguendo, si raggiunge uno slargo triangolare con una piazzetta che si ampia poi con una balconata sulle sottostanti rupi, sulla destra si nota un bel palazzo storico. Nonostante gli evidenti ed invasivi rimaneggiamenti, Castelnuovo mantiene ancora il suo fascino antico, fatto di abitazioni di varie epoche ed anche di un certo pregio, alte due o tre piani al massimo. Le vie minori possono nascondere vedute interessanti, più scenografico è il corso principale che, una volta uscito dal paese, scende verso lo stretto avvallamento che immette nella grande piazza del mercato camplese.

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