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Importante cittadina della provincia teramana, sorta in posizione strategica tra Ascoli e Teramo.
Il centro è sorto tra gli scoscesi canyon scavati dai torrenti Siccagno e Fiumicino, che al tempo della sua fondazione erano un formidabile sistema di difesa, probabilmente sfruttato dalle popolazioni germaniche, quasi certamente longobarde, al tempo del loro insediamento nei resti dell'Impero Romano d'Occidente. La toponomastica è abbastanza semplice e deriva da "Campi" com'era chiamato nei primi documenti che lo registrano, risalenti all'894, in cui viene menzionato la prima volta quando un certo Adalberto di Lodino, signore del luogo, cede diversi territori al Vescovo di Teramo. Arrivano i Normanni a conquistare l'Abruzzo e si legge tra le liste del "Catalogus Baronum", redatto a partire dal 1150, che il feudo camplese era controllato direttamente dal Conte Roberto d'Aprutio. Nel frattempo si muovevano al governo del castello altri feudatari, infatti nel 1156 si legge che il Re normanno Roberto d'Altavilla fa spogliare del feudo camplese Roberto di Loritello accusato di ribellione insieme a Ugone di Rocca Camilliana che si era barricato nella rocca di Civitella, sostituiti con Alberto di Siolfo. Sulla fine del secolo si avvicendano gli Svevi al governo del regno ed in questo periodo si assiste all'ascesa di una famiglia originaria di un castello nei dintorni di Campli, alla quale dà anche il nome: i Melatino, che nel 1225 acquistano delle proprietà nel paese. Tre anni più tardi muore l'ultimo discendente della dinastia di Alberto di Siolfo e i diritti su Campli tornano nelle mani della regia corte, ne vengono quindi stabiliti i confini ed i possedimenti che comprendono terreni a Lucignano, Monticelli, Paterno, Gagliano, la terza parte della chiesa di Santo Stefano di Pagannoni e di Colle Arenario. Il paese contribuiva anche a rifornire la vicina Fortezza di Civitella e ciò è attestato tra il 1240-45; una ventina di anni dopo vengono cacciati i germanici sovrani Svevi e si insedia al potere il francese Carlo d'Angiò nel 1266. Le rivoluzioni che porterà il sovrano angioino investiranno anche Campli, infatti lo troviamo subito possesso di Camillo di Favy e tre anni dopo, nel 1269, il Re ordina a tutti i cittadini di censire i loro beni al fine di una tassazione; l'anno seguente diviene signore Raimondo de Bry e l'anno seguente cambia ancora, forse per l'insofferenza dei camplesi ed il suo successore sarà Arduino di Averye, avrà il compito di riportare la popolazione all'ordine e quindi devasta il territorio per sottometterne gli abitanti. Nel 1272 muore Arduino e si insedia in città Pietro d'Isola ed il suo governo sarà piuttosto longevo, seguito da quello del figlio Matteo nel 1283. Alla morte di Carlo d'Angiò Campli partecipa alla ribellione di Gualtieri di Bellante causando devastazioni a Teramo.
Sul finire del secolo l'insediamento aveva sviluppato una certa importanza, gli viene concesso il diritto di avere un mercato settimanale, viene eretta anche la dogana; nel 1307 invece contribuisce alla ristrutturazione della Fortezza di Civitella. Amministrativamente la popolazione camplese aveva un proprio territorio definito università e gestito da rappresentanti eletti, nel 1322 li vediamo eleggere il proprio giudice. Insieme all'università di Civitella ottiene nel 1330 la facoltà di acquistare i feudi di Lucignano e Floriano, di comune accordo spartiscono i territori e il secondo viene assorbito da Campli, intanto entrava in contrasto con Teramo che cercava di espandersi a Colle Melatino. Nel 1334 la cittadina tornava nelle mani della Regia Corte ma dieci anni dopo la Regina Giovanna d'Angiò lo assegna al cugino ed amante Luigi di Taranto e due anni dopo la popolazione viene anche chiamata a giurare fedeltà a Carlo di Calabria, figlio della regina che morirà poco dopo. Nel 1352 viene esentata dalla regina dal pagamento delle tasse e riceve altri privilegi, intanto sorge una controversia con l'Università di Macchia da Sole che sfocia in reciproci atti criminosi che si risolve con una scrittura redatta dal notaio Nicola di Valle Castellana che ne sugella la pace nel 1357. L'ennesima disfida cominciata con Teramo nel 1369 per Colle Melatino si risolve nel 1371, quando ne viene riconfermato il possesso a Campli insieme alla chiesa di Santa Vittoria di Battaglia. Intanto era esplosa una pesante faida tra gli Acquaviva e i Melatino che porterà all'uccisione nel 1407 di buona parte dei secondi, alcuni camplesi che avevano appoggiato l'assassinio vengono perdonati l'anno successivo. Sulla fine del trecento si era avvicendata al regno la dinastia degli Angiò-Durazzo che riconfermerà alla cittadina gli sgravi ed i privilegi che possedeva e la vita scorrerà tranquilla fino al 1426 quando avviene uno scontro con i soldati di Jacopo Caldora impegnato nelle guerre nell'ascolano. Nel 1442 sottoscrive i patti con Francesco Sforza, in veste di vicario del regno, per l'ingresso delle truppe del Caldora in aiuto alla causa angioina. I sovrani francesi però vengono sconfitti e si assiste all'ascesa di Alfonso d'Aragona che nel 1445 si accampa nei pressi della cittadina con il suo esercito, intanto si stabiliscono ottimi rapporti diplomatico con Atri, sede dei duchi d'Acquaviva e si registra la presenza di una comunità ebraica.
San Giovanni da Capestrano fa visita alla cittadina e nel fervore da lui suscitato si decide di costruire un convento di Frati Minori Osservanti dedicato a San Bernardino nei pressi della chiesa campestre di Santa Lucia, poco distante dal capoluogo. Nella metà del quattrocento sono note le penurie di sale e sono registrati diversi contratti di acquisto del raro e prezioso bene, nel 1477 la cittadina viene data in feudo a Giovanna d'Aragona e qualche anno più tardi sorgono altre dispute di confine, stavolta con Civitella, che vengono chiarite nel 1482. Due anni dopo Campli viene concesso sempre da Ferrante I ad un cittadino camplese: Pietro Tenisi sostituito da Federico d'Aragona con Angelo Mascoli, due anni più tardi sempre per volere regio, Campli ricade sotto il giustizierato di Penne. Continuano le lotte con Civitella e nel 1497 il re dispone il sequestro di alcuni beni dei cittadini camplesi rei di aver danneggiato gli insediamenti civitellesi di Ponzano, Rocche e Ripe.
Col XVI secolo si vivono momenti di stabilità nonostante qualche questione di confine con Teramo per la piana di Garrano nel 1515, nel 1522 cambia il signore di Campli per volontà di Re Carlo V appoggiato da Papa Leone X che nomina Alessandro de Medici. Scoppiano le pestilenze e nel 1527 si erigono le cappelle in favore di San Rocco protettore contro le stesse e la popolazione ne edifica una nella piazza ed una fuori la Porta Angioina, nel 1531 il de Medici viene sollevato dall'obbligo di protezione armata del paese. Alla morte di Alessandro de Medici, nel 1537 si avviano le pratiche per il matrimonio della vedova Margherita d'Austria con Ottavio Farnese, nipote di Papa Paolo III; nel 1539 viene preso possesso da Margherita del feudo camplese e nel 1542 si ferma nella cittadina. Durante la guerra del Tronto del 1557 il governatore di Ascoli Giovanni Antonio Toraldo a capo dell'esercito della Chiesa si recava a Campli, per una serie di disguidi avvenuti durante le trattative della resa, la cittadina viene assaltata e presa a sacco. I camplesi chiesero quindi esenzioni alla duchessa Margherita, nel frattempo andavano dilagando i banditi che i Farnese si accingono a combattere inviando il capitano Troiano de' Nobili ad addestrare cento cittadini all'uso delle armi. Intanto Margherita andava rinnovando le istituzioni negli stati farnesiani e in paese viene aperto un ufficio per la riscossione dei tributi mentre nel 1575 vengono redatti gli statuti dove si stabiliscono le regole della convivenza cittadina e dai quali oggi possiamo trarre molte informazioni sull'epoca passata. Curiosa la vicenda dei mercanti di stoffe della cittadina diretti alla Fiera di Nocera: dapprima nel 1577 le merci vengono sequestrate dalle autorità provinciali come rimborso sulle tasse non pagate da Campli -che il governo farnesiano aveva comunque esentato-, mentre nel 1583 al ritorno della fiera viene richiesta protezione armata della carovana che era stata presa di mira dai briganti. I tempi si faranno sempre più incerti sul finire del secolo ma intanto nel testamento della duchessa nel 1586 alla città vengono garantiti sostanziosi lasciti ma con l'elezione al soglio pontificio di Sisto V viene istituita la diocesi di Montalto delle Marche al quale si aggiungono le pertinenze dell'abbazia di Montesanto, comprese quelle di San Mariano di Nocella. Intanto si inaspriscono i dissapori con la diocesi di Teramo e l'anno seguente all'arrivo del vescovo non viene alcuna delegazione ad accoglierlo. Sul finire del secolo passano anche alcuni contingenti volti a stanare i banditi dalle montagne tra i quali si ricorda quello del Duca di Conversano Adriano Acquaviva all'inseguimento di Marco Sciarra. Nel 1600 per via dei problemi sorti tra i camplesi e le diocesi di Teramo e di Montalto la cittadina viene elevata da Clemente VIII a sede vescovile con Ortona, Santa Maria in Platea diventa Cattedrale; nel 1623 il duca Odoardo Farnese diventa nuovo signore degli stati farnesiani. Intanto proseguono le gesta dei briganti che nel 1647 coinvolgeranno anche la cittadina assaltata da Martello di Corano mentre nel 1670 viene assaltata Castelnuovo da un gruppo di briganti capitanati da Santuccio da Froscia e per poco non riescono a penetrare anche a Campli. Nel 1692 vengono effettuati i primi lavori per contenere gli eventi franosi che stavano causando e causano tuttora grosse problematiche. Il settecento si svolge abbastanza tranquillamente se non fosse per il terremoto del 1703 che causa grandi danni anche qui, si estingue nel 1731 la dinastia dei Farnese e le loro proprietà passano ai Borbone con i quali erano imparentati ed entra a far parte dei beni della corona del Regno. Nel 1772 Campli ottiene per merito di Giampalma Palma il privilegio per istituire la famosa Scala Santa, la cui costruzione termina quattro anni più tardi. Nel 1799 si assiste alla cacciata del Re e alla creazione della Repubblica Napoletana appoggiata dai rivoluzionari francesi che ebbe però breve vita poiché i movimenti antirivoluzionari detti Sanfedisti riuscirono a cacciare gli insorti, ma nel 1805 il regno è occupato da Napoleone. Viene quindi abolita la feudalità e le Università vengono trasformate nei municipi, segue al governo Gioacchino Murat che continuerà l'opera riformatrice fino alla sua caduta e alla conseguente restaurazione del 1816. Due anni più tardi viene soppressa la diocesi ed annessa a quella di Teramo. Nel 1860 si combatte per l'Unità d'Italia e la cittadina limitrofa alla fortezza di Civitella vive appieno la lotta unitaria venendo travolta dagli eserciti filoborbonici e piemontesi, nel nuovo regno sarà annessa alla provincia di Teramo come capoluogo di Circondario.
A cavallo del XIX e XX secolo si assiste alla crescente emigrazione degli abitanti verso le città italiane e altre mete internazionali e oggi rimane solo una piccola parte del folto popolo che abitava la cittadina. Memoria dell'antico fasto il prezioso centro storico ricco di invidiabili monumenti: il lungo corso principale taglia in due l'abitato, da qui si ramificano le stradine laterali che si raccordavano alle circonvallazioni che seguivano il perimetro della cinta muraria. Per favorirne le visite e per dare una sede al fornito mercato settimanale è stato realizzato un grande slargo tra Campli e Castelnuovo dove è facile attrezzarsi per la sosta. Su un lato del grande spazio si trova l'oratorio di Sant'Onofrio che dà inizio al corso, già dai primi palazzi si notano le ricche architetture che un tempo li componevano, ad un tratto si apre una piazza ricavata dal chiostro della Chiesa di San Francesco col suo monumentale portale, negli ambienti del convento oggi si trova l'importante museo archeologico. Si prosegue e prima di raggiungere la piazza principale si notano le facciate di Palazzo Rozzi, del Palazzo del Medico e il grazioso loggiato della farmacia, da qui le arcate gotiche di palazzo Petroncelli ci accompagnano al centro di Campli. La piazza dedicata a Re Vittorio Emanuele è sede degli edifici di maggiore interesse come il grandioso Palazzo del Parlamento e dirimpetto la facciata di Santa Maria in Platea con i suoi ricchi interni. Qui si affaccia anche il Palazzo Vescovile e là dove il corso va a proseguire si notano le antiche forme di Palazzo Magni, sul fianco del palazzo comunale si trova anche un parco per qualche minuto di riposo, da qui si notano le logge della Casa del Paggio, a poca distanza poi si trova una delle mete più ambite: La Scala Santa, annessa alla chiesa di San Paolo.
Continuando la visita lungo la via principale si raggiunge la parte occidentale dove le ristrutturazioni contemporanee hanno privato un pò di quel fascino antico, alla fine si arriva ad un piccolo parchetto erboso limitato da una terrazza che si affaccia dirimpetto al borgo di Nocella. La strada qui curva e si raccorda con la circonvallazione sud, detta via del Sole dalla quale si può raggiungere Santa Maria della Misericordia e nei pressi il bel palazzo Marziali. Proseguendo su via del Sole si passa ancora davanti alla Scala Santa e si torna al grande spiazzo di arrivo per terminare questa breve e non troppo esaustiva visita, ovviamente si lascia al lettore la libertà di scoprire di persona gli altri tesori nascosti di questa terra.

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