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Uno dei palazzi privati di maggior rilievo e dimensioni della cittadina camplese.
Era la sede della potente famiglia dei Rozzi, tra i principali attori del potere locale nel XVI secolo e ricordati anche come finanziatori della cattedrale, dove è ancora visibile la cappella con le loro effigi. Sorge all'incirca al centro dell'abitato, in un punto dove si incrociavano le due strade più importanti, il corso principale e le attuali vie San Paolo e via Norberto Rozzi, che un tempo collegavano due porte ora scomparse: Porta San Paolo a nord e Porta San Salvatore a sud. Il complesso nasce come una fusione di varie strutture precedenti, il nucleo originale della dimora dei Rozzi probabilmente risale al XV secolo, area corrispondente al settore settentrionale dell'edificio. A testimoniare la floridità raggiunta, verso la metà del XVI secolo, viene acquistato l'attiguo palazzo dei De Russis e si danno il via ai lavori per accorpare i due edifici. Questi vengono uniti da una volta che scavalca via del Ponte, quindi viene regolarizzata la facciata, dando un senso architettonico ai due stabili riuniti. Subisce alcuni restauri dopo l'Unità d'Italia, quando viene costruita la nuova circonvallazione sul lato settentrionale del paese, si devono quindi restringere i giardini. In contemporanea, nelle pertinenze del palazzo viene anche costruita una segheria industriale, oggi lo stabile è ancora esistente. Forse durante gli anni di attività di Norberto Rozzi, noto architetto, il palazzo viene risistemato ed aggiornato alle nuove esigenze degli abitanti. Negli anni settanta del XX secolo, diventa un monastero delle suore Dorotee, con annesso anche un collegio femminile ed asilo, nel 2000 è stato in parte acquistato dal comune, attualmente l'ala destra, che si affaccia sul corso, è proprietà privata. Nel 2014 crolla la volta del salone, realizzata nel XVIII secolo, con una struttura portante in legno e fitti fasci di canne intonacate, stuccate e dipinte; oltre le varie decorazioni, al centro vi era raffigurato probabilmente "l'Apoteosi di Ercole" o il "Carro di Apollo". Nel 2022 si sono avviati i restauri dell'opera.
La lunga facciata, occupa interamente un lato di via Balena ed è caratterizzata dal passaggio stradale al centro, questo mette anche in comunicazione le due ali del palazzo, imboccandolo si raggiunge brevemente il lato della cattedrale. Vi è anche una "facciata minore" che si affaccia sul corso cittadino, la prima di una successione di interessanti edifici caratteristici della città. Palazzo Rozzi infatti, si addossa alla "Casa del Medico", alla quale segue la "Casa del Farmacista" fino alle logge di Palazzo Petroncelli, che sfociano in un angolo della piazza principale. Nell'opera si riscontra ancora uno stile rinascimentale, che già andava mutando verso il barocco. Infatti, le due sezioni inframmezzate dal passaggio coperto, sono simmetriche, inoltre le due ali laterali sporgono leggermente verso l'esterno, colmando lo scalino con una sezione curva convessa. Questa sale fino al sottotetto, affiancata da una lesena che sporge leggermente dal muro, raccordandosi poi con il cornicione che corre lungo tutta la facciata. Due ingressi sono collocati sulle spalle laterali, simmetricamente al passaggio coperto centrale, sono contornate da una cornice in pietra piuttosto semplice, più elaborata è la chiave dell'arco. Un'altra facciata, è quella che occupa la stretta porzione a ridosso del corso, eretta probabilmente tra XVIII e XIX secolo, con un ampio terrazzo retto da mensole in pietra lavorata. Nel piano inferiore si aprono due portoni con arco a sesto ribassato, il primo piano è scandito da lesene, più elaborate quelle all'esterno, che generano due rettangoli dove si collocano le porte finestre. Diversi stili animano le finestre, si passa dall'ala destra dove si compongono di un architrave in pietra in stile rinascimentale e poi a quelle della facciata, con ornamenti barocchi nella parte superiore. Parte dell'originale giardino è ancora visibile, vi si trova una vasca di origine romana, elemento di un antico acquedotto, che doveva rifornire alcune ville presenti nella zona. Vi si apre un'ampia terrazza, un tempo raggiungibile da una scalinata demolita durante i restauri cittadini, vi sono affissi due stemmi: uno probabilmente della famiglia De Russis, l'altro di Margherita d'Austria, signora di Campli e moglie di Ottavio Farnese.
All'interno la struttura era suddivisa in questo modo: nei piani bassi erano ricavati alcuni magazzini ed i vari laboratori, tra questi era presente anche un frantoio, qui si vedono ancora alcune volte rinascimentali. Il primo livello invece, ospitava la famiglia nobile, nella soffitta trovavano alloggio i vari servi. Nella residenza, oltre al grande salone dalla volta crollata, spiccano stanze decorate e pavimenti di pregio, nonché pitture e stucchi che ornano la parte superiore delle porte. In quanto famiglia dedita alla cultura, la stanza adibita a biblioteca è molto ben strutturata, mostra un rivestimento ligneo ed ha uno studiolo annesso.

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