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Originariamente conosciuta come Grotta del Diavolo, poi in seguito fu più comunemente chiamata la Fossa del Lupo dagli abitanti locali, nome forse anche più corretto, se si pensa alla sua origine tettonica. Infatti questa è una vera e propria "frattura", che si è originata in seguito ai processi distensivi generati dall'innalzamento dell'area del Monte Ascensione, durante il Pleistocene (tra 2 milioni e 11 mila anni fa). I movimenti verticali successivi al sollevamento hanno generato spaccature più o meno ampie in tutta la zona: quelle maggiori si trovano nell'area settentrionale ed hanno sviluppato veri e propri reticoli idrografici, come il Fosso Torbidello Secondo o il Fosso Chiusa, mentre quelle minori, sono state utilizzate solo come vie preferenziali per le acque d'infiltrazione, questo è il caso della Fossa del Lupo.
Questo particolare sito di interesse geologico si trova nella zona settentrionale del Monte Ascensione, ad una quota di 990 metri circa ed ha una profondità di circa 150 metri, se non si considerano i canali ancora inesplorati. Infatti, come precedentemente accennato non si presenta come una vera e propria grotta, ma come una frattura che ha un andamento più o meno tortuoso disegnando delle rientranze e dei canali minori. Le rocce che la caratterizzano sono dei conglomerati costituiti da clasti calcarei di diverse dimensioni, legati insieme da una matrice fine generalmente argillosa, queste tipologie rocciose hanno permesso una buona erosione da parte sia delle acque meteoriche che dalle acque d'infiltrazione provenienti dalla cima del monte.
Queste, una volta infiltrate possono provocare piccoli crolli, riscontrabili dalla presenza di rocce incastrate nella zona più interna della frattura e dalla presenza di detriti; generano, inoltre, fenomeni carsici, dissolvendo il carbonato di calcio delle rocce calcaree e asportando la parte argillosa più fine delle stesse rocce. L'insieme di questi fattori erosivi ha quindi generato l'allargamento della frattura fino al raggiungimento delle dimensioni attuali. L'ambiente piuttosto umido, che si genera andando in profondità nella grotta e la dissoluzione del carbonato di calcio, ha favorito la formazione delle famose concrezioni quali: stalattiti, se pendono dal tetto delle grotte o stalagmiti se si allungano dalla base. Queste concrezioni si possono ammirare solo se ci si cala all'interno delle zone più profonde della frattura. Il materiale eroso più fine, o materiale residuale, ha invece contribuito alla formazione di piccoli laghetti che si possono individuare in alcune rientranze, infatti il materiale argilloso impermeabilizza il fondo permettendo la formazione di piccoli ristagni d'acqua nelle zone più profonde, come è emerso dalle ultime visite speleologiche; la caratteristica di questo materiale è anche la colorazione rossa, tipica dell'ossidazione dei minerali ferro-alluminiferi delle argille, che a contatto con aria e acqua si ossidano generando le cosiddette "terre rosse".
Raggiungibile in due modi, il più comodo è passando dalla strada che in territorio di Castel di Croce, frazione di Rotella, sale fin sulla cima della montagna, dove su un lato di uno degli ultimi tornanti, si stacca una strada sterrata rettilinea che vi scende. Altro modo è salendo dall'area verde sopra Capradosso, seguendo le varie strade che tagliano i boschi.
Dalla fossa si può continuare comodamente fino alla vicina cima.

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