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Uno dei simboli del comune di Santa Vittoria.
Si trova all'ingresso occidentale del corso principale del paese, che corre lungo la piana ai piedi del monte Matenano, dove un tempo si trovava il potente monastero farfense, ora testimoniato solo da una parte dell'antica chiesa ed il famoso Oratorio degli Innocenti.
Si vuole sia stata eretta dall'Abate Oderisio durante il suo mandato come Podestà del comune di Santa Vittoria, tra il 1235 ed il 1238, periodo nel quale vengono anche costruite le mura. Altro nome con il quale viene chiamata è Porta San Salvatore, perché a poca distanza si trovava la chiesa omonima in seguito demolita e ricostruita nel centro storico. Tra gli altri nomi vi è anche "Torre di Palazzo" perché affianca l'ex palazzo comunale del periodo medioevale, in seguito trasformato nell'attuale Teatro del Leone.
Nel corso della sua lunga esistenza subisce varie ricostruzioni e modifiche per aggiornarla alle esigenze belliche ed alle loro mutazioni, sarà ristrutturata insieme alle mura nel periodo durante la signoria di Gentile da Mogliano a Fermo, come premio per la fedeltà al papato dimostrata dalla popolazione. Nel 1350 vede le truppe ascolane guidate da Galeotto Malatesta, penetrare nel paese occupandolo per qualche tempo, nel 1433 viene annessa ai domini di Francesco Sforza, viene liberata undici anni più tardi dalle truppe pontificie ed aragonesi guidate da Giovanni da Ventimiglia.
Viene restaurata nel XX secolo quando viene rifatto il coronamento attuale con i merli a coda di rondine, la parte superiore risulta danneggiata dopo il terremoto del 2016.
Alta 27 metri è costruita nella parte bassa in conci di arenaria mentre nella parte superiore interamente in mattoni. L'ingresso avviene attraverso il portale con arco a sesto acuto ornato di una semplice cornice in cotto, poco sopra vi era affisso uno stemma ormai illeggibile, si notano che le pietre nella parte basamentale dell'accesso, sono state rimosse per facilitare il traffico degli autoveicoli. La facciata sulla piazza, la dove la pietra lascia il posto ai mattoni, mostra una feritoia e due aperture circolari poco più in alto, forse le bocche da fuoco delle bombardiere. Quasi sotto alla cima della torre è installato l'orologio che scandisce le ore attraverso le campane, installate su una struttura metallica che poggia sulla piattaforma superiore, circondata dal parapetto merlato che si alza sopra una fila di beccatelli.
Entrati si nota il grande ambiente voltato che si apre sul corso cittadino, poco sopra l'arcata è affisso uno stemma in pietra bianca, sempre in alto ma agli angoli, sporgono i cardini superiori dove era assicurata la porta. Sulla facciata verso il corso si apre una gradevole finestrella in arenaria lavorata sebbene mancante di uno stipite, un'altra apertura più ampia con una singolare architrave quasi ad angolo, si apre sotto l'ampio quadrante dell'orologio.

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