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Località collocata tra Altidona e la linea costiera, su un altipiano che domina il litorale scolpito da fossi che velocemente raggiungono il mare. Al tempo dei romani queste erano le zone dell'Agro Palmense, le campagne che circondavano la città di Palma, oggi scomparsa. Il nome di Barbolano si rifà a quello di un produttore di vino, tale Barbula del quale è stato ritrovato un carico di anfore che riportava il suo sigillo; poco lontano, nei pressi della foce del fosso di San Biagio. Anfore simili sono state ritrovate anche a Roma ed in altri luoghi del nord Italia a sottolineare la diffusione del famoso Vino Palmense. Con i barbari la città di Palma cade in disgrazia e dalle sue ceneri si formano vari castelli in posizione meglio difendibili, tra questi Torre di Palme e Barbolano. La zona infatti riappare durante il periodo medievale quando lo ritroviamo nel 1032, come proprietà della monaca benedettina Raimberga, badessa del convento di Santa Maria di Leveriano in Petritoli. La sua famiglia di nobili origini probabilmente si era ritagliata un feudo a scapito dei monaci farfensi che dominavano la vallata dell'Aso, qui era stato eretto anche il castello di San Biagio con la chiesa omonima che aveva sottoposta anche la chiesa di Santa Maria conosciuta oggi come Madonna Manù.
Infatti il feudo di Barbolano si estendeva anche al di là del fosso di San Biagio oggi in comune di Lapedona. I beni vengono ceduti dalla badessa Raimberga ai monaci di Montecassino, vengono riportati infatti in una delle lamine in bronzo che abbelliscono il portale della basilica cassinese. I monaci però vi rimarranno poco perchè già nel nel 1214 il castello viene donato da Aldobrandino d'Este al Vescovo di Fermo e da allora rimarrà sempre territorio sottoposto amministrativamente alla città. Nel 1244 però lo ritroviamo in possesso di Corrado e Trasmondo Lopi, probabilmente aiutati dai farfensi che andavano recuperando i territori perduti, questi avevano anche l'obbligo di far scegliere i prelati delle chiese di Barbolano dall'abbazia.
Si perdono le tracce del castello che sarà smantellato ed andrà a formare l'insediamento di Altidona insieme agli altri castelli del circondario. Le chiese del territorio intanto continueranno a far parlare di loro in quanto nel 1314 i monaci si ribellano all'abbazia madre di Santa Vittoria occupandone i possedimenti. Saranno quindi scomunicati ma si riconcilieranno con Farfa che nel 1344 gli riconferma tutti i beni. Anche gli abati nel XV secolo riconfermeranno questi possedimenti ma nei documenti si legge che il nome di Barbolano si era corrotto in Marvalano e così rimane anche nel XVII secolo.
Le chiesa di San Biagio era già rudere nel XVIII secolo e nel 1785 il titolo viene annesso a quello di Santa Maria e Ciriaco mentre la chiesa di Sant'Angelo rimane ancora per qualche tempo. Oggi è una delle contrade rurali di Altidona.

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