login
cerca

Villaggio sorto lungo la strada che da Ascoli risaliva fino a Macchia da Sole ed a Castel Manfrino, costeggiando le pendici meridionali della Montagna dei Fiori. Il toponimo deriva dal cerro, un tipo di quercia, che probabilmente al momento della nascita del borgo abbondava nella zona che un tempo rientrava nelle pertinenze dell'abbazia eremo di Sant'Angelo in Volturino, collocata su uno sperone di roccia della montagna ascolana.
Menzionato insieme alla corte di Valle Veneria già a partire dal X secolo, era soggetto all'abbazia di Farfa e questa vallata era tra i suoi possessi, in seguito passerà all'abbazia di San Salvatore di Rieti per diventare autonomo fino alla sua soppressione nel XV secolo. La vallata storicamente faceva parte della contea ascolana ma dopo l'arrivo dei Normanni che avevano spostato i confini era rientrata nel regno di Sicilia; in questo periodo si legge della dinastia di Bagnolino da Macchia che nel 1150 era proprietario del feudo per conto del conte normanno Roberto d'Aprutio. Con la fine dei farfensi emerge la strirpe dei signori di Macchia, nel 1234 si legge di "Cerrum de Corano" dove i signori, per la salvezza dell'anima dei propri genitori, donano diversi territori in quest'area alle monache cistercensi, che fondano qui un piccolo convento con una chiesa chiamata Santa Maria di Cerro. Nel 1561 è una delle ville di San Vito che apparteneva ai Duchi d'Atri e ai Conti di Montorio seguendone le varie vicissitudini politiche, ma mentre gli Acquaviva si estinguono nella seconda metà del XVIII la contea montoriese perdura fino all'abolizione della feudalità sotto Napoleone nel 1806.
Terribile sarà la repressione del brigantaggio effettuata dallo Zunica nel 1668, a Cerro vengono incendiate per rappresaglia le case dei briganti e dei collaboratori, in più saranno poco dopo anche distrutti il convento e la chiesa delle cistercensi che non saranno più riedificati e oggi ne rimane solo qualche rudere. I briganti si ripresenteranno in paese durante l'invasione francese dello stivale a cavallo tra il XVIII ed il XIX secolo fino alla restaurazione. Nel 1811 il sindacato di San Vito insieme a quello di Macchia vengono congiunti al nuovo circondario di Valle Castellana. Con l'Unità d'Italia il municipio passa sotto il circondario di Campli fino a confluire nella provincia di Teramo nel 1927, sotto la guerra in quest'area si registra la presenza dei partigiani, nel periodo post bellico inizia il forte spopolamento della valle verso la città.
Oggi nonostante l'abbandono e la strada non in perfette condizioni è ancora abitato da alcuni resistenti e da quelli che vi tornano solo d'estate. Il piccolo centro storico, ormai quasi demolito, è collocato nella parte del paese a nord, dove le abitazioni si fanno più serrate. Un grande slargo attraversato dalla strada rappresenta il centro del paese, dove inizia il pendio si trovano le abitazioni più recenti, intorno al piccolo pianoro invece si trovano i campi ancora coltivati ed i pascoli che rappresentano il maggior sostentamento per l'area.

Se vuoi condividere questa scheda sui social, puoi utilizzare uno dei pulsanti qui sotto: