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Caratteristico paesino montano immerso tra i boschi, poco distante dal capoluogo del comune di Valle Castellana.
Non ci sono notizie certe sul luogo prima del XVI secolo, sebbene il nome secondo alcuni studi potrebbe risalire all'epoca dei longobardi, derivante da "Vastum", guasto, che definirebbe quindi un insediamento abbandonato da tempo. Meno fantasiosa è l'ipotesi dello storico Niccola Palma che sostiene che si chiami così perché adagiata sul crinale come il basto, tipica sella in legno con la quale si caricavano i muli.
Sorgendo sulla sponda orientale del torrente Castellano rientrava probabilmente nell'alto medioevo, nelle pertinenze dell'abbazia di Farfa con sede nell'eremo di Sant'Angelo in Volturino che da sopra la montagna d'Ascoli, dominava sopra una vasta area, tempestata da altri monasteri ed eremi minori ad esso sottoposti. Dopo la scompara dei monaci la zona passerà sotto la giurisdizione del vescovo di Ascoli ed in seguito del governo comunale cittadino, ancora oggi fa parte della diocesi picena.
Nel 1571 troviamo invece le prime notizie scritte che citano Basto e le sue chiese: quella scomparsa di Sant'Angelo di Colle Pizzo che dominava dall'alto della montagna e quella di San Pietro, costruita presso l'abitato. Nel XVI secolo, durante il regno aragonese, rientra con il comprensorio della Valle Castellana, nei feudi degli Acquaviva; nel 1670 vengono rastrellati i villaggi e demolite le fortificazioni della zona per merito del Marchese del Carpio inviato a stanare i numerosi briganti che spopolavano nell'area, tra XVII e XVIII secolo la famiglia Volpini caratterizza la storia paesana.
Gli Acquaviva si estinguono nel 1760 e così le loro proprietà passano sotto il diretto controllo della camera regia, nasce lo stato allodiale di Valle Castellana del quale Basto farà parte. Sul finire del secolo arrivano i francesi in Italia portando gli ideali rivoluzionari, durante la parentesi napoleonica vengono varate nel 1808 da Giocchino Murat le riforme nel regno, abolendo quindi i privilegi feudali. Nello stesso anno è segnalata la presenza di due banditi originari del paese: Domenico Volpini e Giovanni di Flavio che facevano parte delle bande del brigante Sciabolone, che si era messo a capo dell'insurrezione antifrancese. Nel 1813 entra a far parte del neonato comune di Valle Castellana che sopravviverà anche alla Restaurazione Borbonica. Ormai i tempi però stavano cambiando, ci si avviava verso l'Unità d'Italia quando riesplode la protesta delle riottose popolazioni della montagna che mal si piegano al volere dell'esercito piemontese, per alcuni anni ci sarà una violenta rivolta che coinvolgerà tutta l'area, quindi anche Basto e sarà alla fine repressa dalle truppe del regno d'Italia.
Col XX secolo si aggrava lo spopolamento e viene funestato anche da diversi altri problemi, nel 1933 viene messo sotto il libro spese dello stato a causa delle frane che minacciano l'abitato, nel 1978 viene eretto nella piazza un monumento a memoria di tutti quelli che sono emigrati per cercare lavoro e fortuna all'estero.
Le case che compongono il centro storico sono sistemate in fila lungo la vecchia strada che dal fondovalle, risaliva fino alla montagna, la strada attuale invece segue un percorso differente ed arriva in paese attraversando il modesto pianoro che si allarga a nord, un tempo riservato alle coltivazioni, due piazze sono state realizzate in epoche recenti, imbrigliando ed interrando il fosso che a Nord delimitava paese.
In quella più ampia posta in basso, dove è sistemato il monumento agli emigrati, è più comodo parcheggiare e come punto di partenza per una visita al luogo, da qui si raggiunge subito la chiesa di Sant'Andrea e la via principale, affiancata da una lunga balconata che protegge le case dal ciglio dei ripidi dislivelli che scendono fino al fosso. Da quest'asse principale alcune piccole vie partono e arrivano, a tagliando la compatta fila di abitazioni. Davanti alla chiesa si trova il singolare complesso abitativo della famiglia Volpini, rappresentativo dell'edilizia locale e caratterizzata da piccole strutture e ampliamenti vari, incorporati in un unico blocco, unito ad altri edifici mediante dei ponti.
Anche il gruppo di case nella parte più alta, dove finisce il paese, presenta simili caratteristiche, da qui la strada prosegue lasciando il crinale ed attraversando la piccola vallata si inoltra verso la campagna. Nella parte bassa, quella che si stende sotto la chiesa si trova ancora una fila di case, stavolta meno imponenti, continuando a scendere in breve si esce dal paese, qualche cascina fa ancora da contorno ai pochi campi strappati alla montagna un tempo coltivata.

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