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Svetta sulla sommità dell'incasato di Montottone, ben visibile anche da lontano.
Alcuni elementi di origine romana legano l'edificio ad epoche più antiche, infatti nei basamenti sono presenti pietre lavorate con fori, mentre nell'area circostante si sono rinvenuti tappi di anfore. Chiesa più volte ricostruita a partire dalla sua prima incarnazione, forse ad opera dei monaci farfensi, infatti si pensa che sia in realtà la chiesa di San Pietro in Ripula, menzionata tra i possedimenti dei religiosi. A sostegno della tesi, si ricorda che i rettori portavano il titolo onorifico di "Priore", riconducibile ai benedettini ed anche quello di "Pievano". I primi documenti però risalgono al XIII secolo, quando è già sottoposta al vescovo di Fermo, nel 1219 il priore presiede alla concessione della "Comunanza" a Montottone. Ancora il priore di San Pietro è testimone nel 1226 di un contratto, tra il vescovo di Fermo e Gentile di Alberto Stabuli, per l'affitto di un'azienda agraria. Nel 1244 si legge che era retta dal pievano Bartolomeo, anche lui testimone durante un'atto del vescovo. Viene elencata negli elenchi della riscossione delle tasse, dette "Decime", redatti tra il 1290 e il 1299, insieme alle chiese del Santissimo Salvatore, di San Giovanni e di San Lorenzo. Nel 1308 il priore si scontra con il neonato convento francescano per una questione di sepolture, risolta poi dal vescovo Alberico. Ancora un pievano della chiesa presenzia alla spartizione della famiglia Brunforte, effettuata dal governatore di Fermo. Probabilmente qui celebra il vescovo Antonio De Vetulis, quando nel 1380 scappa dalla città per via della grave instabilità politica, riparando a Montottone per qualche tempo. Dopo un lungo periodo di piogge, nel 1602 si assiste a diverse frane che colpiscono il castello, si ricorda che le tante preghiere a Santa Brigida per fermare le precipitazioni, vengono infine esaudite. La Santa viene quindi eletta a compatrona del paese, e già l'anno seguente, i danni causati dagli smottamenti erano stati risanati. Nel 1758 la chiesa viene elevata al titolo di Collegiata da Papa Clemente XIII, quindi ancora riedificata totalmente, stavolta più grande ed in stile neoclassico, si segnala l'intervento di tale pittore fermano di cognome Moretti. Viene aggiunto l'organo nel 1877, opera dell'ascolano Vincenzo Paci, posto nella cantoria sopra l'ingresso.
La mole del complesso occupa interamente il fronte orientale della piazza alta di Montottone, a sinistra palazzo Breccia-Fratadocchi, a destra la canonica e di fronte palazzo Amici. La facciata in stile neoclassico si presenta con il grande portale affiancato da due coppie di lesene, che salgono verso l'alto dal basamento della chiesa, fino ad un marcato cornicione. L'ingresso è ad arco, sormontato da una mensola che simula l'architrave, retta da due semipilastri che scendono ai lati, al di sopra c'è un timpano triangolare. La grande fascia con cornicione divide orizzontalmente la facciata, in alto si trova un grande finestrone rettangolare decorato con una mensola curva, in alto il grande timpano segue le falde del tetto. Al suo interno una piccola finestrella rotonda, sul vertice del triangolo invece è collocato un piedistallo con una croce in ferro. Il massiccio campanile si affianca al lato destro della navata, la cella campanaria è evidenziata da vistosi cornicioni, in alto un tamburo ottagonale sorregge un cupolino. Dietro al campanile si vede l'ingresso alla sagrestia ed agli edifici di servizio costruiti a ridosso dell'abside, sovrapposti alla medievale cinta muraria. Manca una visita all'interno, poche sono anche le immagini disponibili e si spera in una futura visita. Dalle poche notizie circolanti si sa che è a navata unica coperta da una volta a lunetta. Sono conservate decorazioni a stucco e bassorilievi dello scultore montottonese Stefano Interlenghi, risalenti al XVIII secolo.

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