login
cerca
Visualizza sulla mappa

Spettacolare edificio sacro che spunta dai dolci colli della campagna di Ponzano di Fermo, non lontana dal capoluogo. Dove sorge probabilmente in precedenza, si trovavano i resti di una villa romana, secondo la tradizione appartenuta a quel Ponzio che darà il nome al centro, di certo c'è solo che diversi resti di origine antica vi sono ospitati. La sua storia ha inizio coi longobardi quando il duca di Spoleto cede questi territori ai monaci farfensi tra VIII e IX secolo, probabilmente eretta sopra un monastero benedettino già esistente.
I religiosi di Farfa quindi costruiranno la corte di Santa Maria Mater Domini, dove oltre ad una chiesa che dava il nome all'insediamento, erano ospitati i contadini ed i possidenti che lavoravano i terreni circostanti per conto dell'abbazia, venne anche eretto un castello per la difesa. Anche i franchi avrebbero influenzato le vicende della chiesa infatti era presente una lapide datata 781 che riporta la notizia di Papa Adriano che riconosce il titolo imperiale a Pipino figlio di Carlo Magno. Quando si insedia a Santa Vittoria l'abate Ildebrando, egli si rende noto per aver dissipato una buona parte dei beni dell'abbazia, tra questi cede la chiesa di Santa Maria al Vescovo di Fermo che viene riportata anche in un elenco del 939 dei possedimenti perduti dai farfensi; il resto della corte passa al porporato nel 1063.
Nella seconda metà del secolo successivo la chiesa viene riedificata, fu infatti ritrovata durante un recente restauro un bassorilievo che ne indicava la consacrazione del Vescovo Liberato in carica dal 1128 al 1148. Il nuovo edificio andrà a sostituirsi radicalmente a quello dei monaci come a ribadire il passaggio di potere, anche architettonicamente abbandona i canoni monastici e sarà privo di cripta e di area presbiteriale sopraelevata. La pievania aveva diverse chiese a lei sottoposte a Torchiaro, Moregnano, Ponzano, Monte Giberto e Petritoli. Viene ricordata verso la fine del XIII secolo quando fece un offerta insieme alle sue chiese, per sovvenzionare le guerre di Carlo d'Angiò contro gli imperatori svevi nel vicino regno di Sicilia. Nel 1437 si legge che vi si svolgeva la Fiera di San Marco, negli anni questa aveva acquisito una grande importanza che riesce perfino a cambiare il nome alla chiesa. Vi si schierano davanti le milizie dello Sforza quando nel 1443 assediano e distruggono il castello di Santa Maria Mater Domini che non sarà più ricostruito, disperdendone le popolazioni a Ponzano e nei centri limitrofi, ci saranno delle liti con Monte Giberto e Grottazzolina per la spartizione dei territori a lui sottoposti.
Intanto continuano gli interventi e gli aggiornamenti all'edificio, si ricorda che nel 1452 viene eretta la torre campanaria al tempo del pievano Don Giovanni Bonanni di Moresco come recitava una lapide trafugata, il Bonanni fece strada fino ad arrivare a lavorare a Roma dove morì nel 1452; da questo momento il successore sarà spesso designato direttamente dalla Santa Sede. Tra questi si ricordano nel Niccolò Bonafede Vescovo di Chiusi morto nel 1534 che influenzerà un pezzo della storia fermana. Nel 1537 sale al soglio pontificio Paolo III Farnese che istituisce lo stato ecclesiastico dell'agro piceno, sottraendo l'amministrazione a Fermo spostandola a Montottone, sempre per mano del pontefice viene riconosciuta con una bolla la fiera di San Marco.
La fiera viene ricordata anche nella bolla del 1570 di Pio V che libera Ponzano dall'amministrazione fermana. Il futuro papa piceno Sisto V, quando dal 1572 al 1577 era vescovo di Fermo, riorganizzare l'amministrazione di San Marco, intanto continuano gli abbellimenti e nel 1583 subisce un ulteriore restauro per merito del pievano Tornabuono da Petritoli. Rimane parrocchiale fino al 1805 quando il Cardinale Cesare Brancadoro trasferisce la sede nella chiesa sorta ai piedi della porta di Ponzano detta appunto "Madonna a piè del ponte" e quindi San Marco viene abbandonata. Dopo oltre due secoli di trascuratezza cominciano i crolli, nel 1915 si sfondano le volte che sorreggevano il tetto e tra le navate era stato colonizzato dalla vegetazione che andava distruggendo il resto delle murature. Nel 1923 si decise quindi di restaurare il prezioso bene, altri interventi saranno completati nel 1966 con la riapertura al culto, eliminando gli interventi barocchi.
L'edificio è rivolto verso oriente e si presenta dominato dal campanile che svetta sopra l'ingresso principale, nel XVII secolo è riportato che la facciata era preceduta da un loggiato coperto in seguito demolito, il portale maggiore è impreziosito da una serie di cornici tortili, mentre un secondo accesso è collocato sulla navata di destra, dove si notano alcune strutture murarie più antiche, sono i resti degli edifici precedenti riutilizzati. Lungo il muro esterno della navata corre una serie di archetti pensili e sopra un cornicione con mattoni sistemati a dente di lupo, vi è anche una terza entrata di minori dimensioni, sormontata da una piccola finestrella circolare. Interessanti sono le finestre laterali realizzate in pietra arenaria, tra cui una con architrave scolpita. Il motivo ad archetti contraddistingue anche la sommità della navata principale con piccole finestrelle aperte lungo le murature. Sul retro sono visibili le tre absidi semicircolari mentre sulla parte sinistra si trova annessa la sagrestia. La torre è alta venti metri e risale al XV secolo, vi si possono notare le tracce del loggiato demolito ed una finestra tonda aperta per illuminare meglio gli interni, la cella campanaria custodisce una campana datata 1290 ed è coronata da un cornicione, anche le grandi aperture sono ben ornate ed alla loro base vi è una fascia di archetti pensili.
Una volta entrati si è accolti da un grande ambiente diviso in tre navate separate da due file di pilastri, al di sotto della torre si trova una volta a crociera di gusto gotico a sorreggerne il peso, sul primo pilastro sono affrescate le figure di San Giacomo e San Tommaso risalenti al 1478. Sono anche presenti un'acquasantiera ed un fonte battesimale risalenti al XVI secolo. L'area presbiteriale è leggermente rialzata e vi è collocato l'altare ricavato dalla base di un sarcofago romano, la copertura è stata riutilizzata e riporta il nome e la famiglia del sepolto ed è stato fatto risalire al III secolo; l'arco che sormonta l'abside conserva affreschi di scene bibliche del XIII secolo, al centro si intravvede un cristo pantocratore. Oggi viene spesso utilizzata per celebrare matrimoni ma è raro trovarla aperta, davanti ad essa si apre il grande parco della fiera che è sempre accessibile per una visita all'esterno di San Marco.

Se vuoi condividere questa scheda sui social, puoi utilizzare uno dei pulsanti qui sotto: