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Molto fu scritto sul personaggio di Giuseppe Costantini, detto "Sciabolone", molto poco invece sul figlio Giacomo che, a differenza del genitore, condusse la lotta contro le truppe francesi fino all'ottobre del 1809, data della sua fucilazione.
Giacomo nacque a S. Maria a Corte di Lisciano nel 1781, ed appena diciassettenne si unì al padre e ai suoi combattimenti.
Sempre al fianco di altri cosiddetti "briganti", non meno intrepidi di lui, il Costantini era riuscito ad organizzare un numero considerevole di uomini, ben addestrati, armati e con una conoscenza dettagliata della montagna, in cui si muovevano con molta validità, tanto che nel corso degli anni le truppe francesi ebbero grosse difficoltà ad avere la meglio su queste bande di "briganti".
Le autorità propongono un'amnistia in modo da poter ottenere la cessazione della ostilità, ma non fu accettata di briganti; siamo nel luglio 1809, le fazioni della guerriglia si sparpagliano sul territorio e il contenzioso sembra volgere dalla parte dei rivoltosi, ma le autorità francesi attuano una contromossa che farà pendere una volta per tutte la situazione a loro favore.
Una di queste manovre arrestarono la moglie e le figlie di Giacomo. Saputa la notizia il Costantini inviò una lettera alle truppe francesi in cui si annunciava che se entro pochi giorni queste non fossero state liberate si sarebbe assaltato altri paesi. I fatti puntualmente si verificarono nel settembre del 1809, conquistando Rotella e Montefortino.
Il Costantini si stava dirigendo anche verso Civitella, ed un ultimo tentativo di sedare la sua rabbia venne attuato dalle autorità che convinsero i suoi famigliari a scrivere delle lettere per convincere Giacomo ad arrendersi. Il brigante si era nascosto sulla montagna dei Fiori sopra ad Ascoli con i suoi, ma seppe che uno suoi più fedeli uomini (il Ciamarichella) lo aveva tradito e che la sua famiglia era stata trasferita ad Ancona.
Sopraffatto dal dolore e dalle circostanze, compì l' ultimo gesto: circondò una casa di Colonnella, catturò ed uccise il traditore ed infine si consegnò a Teramo, con cento dei suoi briganti...e la testa del suo ex-amico.
Furono processati e condannati a morte mediante fucilazione nel mese di ottobre del 1809.
La moglie, insieme alle figlie, furono rilasciate nel marzo del 1810 su pressione della autorità civili.
Così si concluse un'altra storia di ardimento e coraggio nel piceno dei primi decenni dell'ottocento.
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