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Appollaiato sopra una ripida rupe che guarda la vallata del Tenna ed il Lago di San Ruffino, Smerillo con i suoi silenziosi vicoli ed i resti della sua poderosa rocca, rappresenta una tappa affascinante nel panorama dell'alto fermano. E' uno dei due centri abitati sorti nei boschi del Monte Falcone che si innalza isolato tra le valli del Tenna e dell'Aso: ovviamente l'altro centro di cui parliamo è la vicina Montefalcone, entrambi traggono il nome dal falco, difatti lo smeriglio è una varietà di questo volatile che probabilmente prosperava nella montagna.
Il paese prende forma a partire dall'alto medioevo quando nella zona dominavano i monaci farfensi della vicina Santa Vittoria in Matenano che, originari di Fara in Sabina nel reatino, erano scappati nella Marca dove avevano delle proprietà, per sfuggire alle razzie dei saraceni che distrussero l'abbazia madre nell'898. Proprio nelle cancellerie farfensi infatti apparirà per la prima volta il nome di Smerillo quando nel 1192 il conte Alberto da Smerillo, uno dei primi componenti della dinastia dei Da Montepassillo, era un affittuario dei monaci. Il Conte Alberto, importante personaggio dell'epoca, aveva intrattenuto rapporti diretti con l'imperatore Federico Barbarossa durante la sua discesa in Italia e probabilmente grazie alla sua influenza era riuscito ad ottenere dai monaci un ampio territorio che comprendeva Smerillo e anche lo scomparso castello di Teramo, nei pressi di Comunanza, dove sarà fondato l'importante castello di Montepassillo.
Alla fine del XIII secolo alcuni dei signori decidono di vendere le loro quote alla città di Fermo, cessata l'amministrazione feudale il potere si sposta dal castello al borgo sottostante che, tra XIII e XIV secolo, sarà cinto da mura e munito degli edifici della rappresentanza comunale. In quel periodo intanto il Papa si era trasferito ad Avignone lasciando la Marca nell'anarchia; i vari sconvolgimenti politici fecero sì che nel 1323 Smerillo partecipasse ad una lega antipapale voluta da i Brunforte contro Monte San Martino. Insieme a Gualdo, Montefortino, Montefalcone, Sant'Angelo in Pontano e Servigliano continuò le sue scorrerie fino all'anno seguente quando la lega venne sconfitta dalle truppe pontificie. Intanto a Fermo si avvicendano le signorie trecentesche: quella di Mercenario da Monteverde nel 1331, qualche decennio dopo quella del 1352 di Gentile da Mogliano e poi di Rinaldo da Monteverde nel 1379. I da Varano, signori di Camerino, andavano in quel periodo espandendo i loro possedimenti scontrandosi con lo stato fermano, puntarono quindi su Smerillo per avere una roccaforte nella valle dell'Aso. Nel 1396 Gentile da Varano ed il figlio Rodolfo occupano il paese e ne assediano la rocca, la tradizione vuole che sia caduta a causa del tradimento dei castellani Luzio e Antonio, nonostante ciò il castello torna subito in mano fermana. Poco più tardi nel 1409 viene di nuovo assediato e preso dalle truppe napoletane guidate da Conte da Carrara e ceduta quindi nuovamente ai da Varano che lo terranno per sette anni quando tornerà in mano fermana sotto la signoria di Ludovico Migliorati che finì solo nel 1428. La successiva pace fu rotta sei anni più tardi dall'arrivo di Francesco Sforza che sottometterà Fermo fino al 1445, dopodiché vi saranno tempi più tranquilli fino al XVI secolo quando Fermo viene insidiata dalla signoria degli Euffreducci, l'ultima prima del ritorno definitivo del potere al Papa. Guerra e pestilenze che non mancavano di certo in quel periodo non fermarono le varie liti di confine che avvenivano tra i castelli del comitato fermano, nel 1526 gli smerillesi entrarono in conflitto con gli abitanti del dirimpettaio Monte San Martino, disputa risolta da parte del vicelegato pontificio. Altri problemi sorgono quando nel 1534 le milizie ascolane e comunanzesi, comandate da Piccione Parisani, devastano il territorio del castello, distruggendone anche il mulino. Di poco successiva è la breve parentesi della signoria dei Farnese voluta da Papa Paolo III che durata una decade, finì nel 1547. Verso la fine del secolo risalta nel Piceno la figura del frate francescano Felice Peretti salito al soglio pontificio con il nome di Sisto V che appena eletto papa si prodigò per la sua terra. A Smerillo nel 1585 diede il permesso di restaurare le mura che erano state danneggiate dai continui assedi sebbene ormai i tempi fossero maturi per una lunga stabilità e per nuovi armamenti che avrebbero reso superflue le antiche fortificazioni. Nel secolo successivo fiorirono ben tre confraternite che ogni tanto creavano dei piccoli dissapori con i vicini monaci di Luogo Sasso, placate talvolta dal vescovo fermano. Nel 1797 con l'arrivo dei francesi il municipio di Smerillo passò sotto il cantone di Santa Vittoria nel dipartimento del Tronto, seguì il periodo della Restaurazione, nel 1815, quando verrà fatto decadere e diventerà frazione di Montefalcone. Due anni più tardi però il municipio viene ripristinato e rimarrà indipendente fino all'Unità d'Italia nel 1861, quando entra a far parte della neonata provincia di Ascoli Piceno ma perde nuovamente la sede comunale nel 1870. La popolazione credeva comunque nella propria autonomia perorandone la causa alle autorità, e grazie anche a personaggi influenti come Don Giuseppe Cortellucci e Amedeo Nobili, nel 1919, finita la prima guerra mondiale, Smerillo torna ad essere comune indipendente fino ad oggi.
A partire dal XX secolo il comprensorio montano è andato sempre più spopolandosi a causa della povertà e ai giorni nostri il municipio rimane abitato solo da una manciata di tenaci abitanti che apprezzano ancora il tranquillo scorrere del tempo in questi incantevoli luoghi.
Oltre alla sua affascinante posizione, il paese conserva diverse memorie del suo importante passato: si viene tuttora accolti dai resti della rocca e dalla cinta muraria che costeggia la strada. I resti delle mura circondano ancora parzialmente il paese e rimangono le vestigia di alcune torri e delle due porte a nord e a sud; scenografici sono i resti dell'antico castello e della rocca dove nel punto più alto è possibile godere di uno splendido panorama sul lago di San Ruffino. Dalla rocca scende la stradina che passando sotto la porta castellana si ricollega al corso che taglia in due il paese: lungo quest'asse si trovano i più importanti edifici del paese come il municipio affiancato dalla piccola ma graziosa chiesa sconsacrata dedicata a Santa Caterina d'Alessandria. Continuando a scendere si costeggia la parrocchiale dedicata ai Santi Pietro e Paolo fino ad arrivare alla porta settentrionale del castello che si apre su un grande e piacevole parco dedicato alla Fessa: una stretta e suggestiva fessura tra le rocce percorribile a piedi. Ritornando in paese non dimentichiamo di visitare il museo dei Fossili, piuttosto diffusi nelle rocce del monte Falcone e quello di arte contemporanea.
Il dolce equilibrio tra uomo e natura che si respira nel borgo sicuramente stupirà chiunque decida di passarci per una lunga visita che non lascerà delusi

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