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Fa ancora la guardia alla media vallata del Tronto, non nascondendo le tracce del suo antico passato.
Le tradizioni vogliono che venne fondata all'epoca dei romani, chiamato così per l'abbondanza di Rosa Canina, chiamata in passato Rosaspina, vi sarebbe sorto anche un tempio dedicato alla dea della terra Tellure, eretto qui dopo che gli eserciti di Roma, vinsero una battaglia coi piceni, grazia a un terremoto che mise in fuga la popolazione italica. Le documentazioni però lo vogliono fondato durante l'alto medioevo, infatti lo si incontra nella storia nel 1039, quando Tofanio di Aimerardo, forse un nobile di origine germanica e propietario del castello, lo donava all'abbazia di Farfa. Durante il pontificato di Leone IX lo si ritrova nel 1052, confermato nei territori del Vescovo di Ascoli, da qui anche diversi imperatori germanici gliene garantiranno la proprietà, anche dasvevo Federico Barbarossa nel 1185. Dopo questo periodo se ne perdono le tracce e forse passerà di mano alla nobiltà locale negli anni a seguire. Infatti riporta lo storico abruzzese Nicola Palma, nel 1266 un documento di un processo tenuto dal podestà di Ascoli, Spinetoli era tenuto da alcuni rami degli Acquaviva che avevano ceduto in parte le loro quote feudali al Vescovo di Ascoli. Gli altri rami erano quelli dei signori di Monsampolo e quelli di Bellante, infine da altri personaggi forse nobili: Pietro di Monaldo e Abbamonte di Buoncambio.
Ormai legata alle vicende del capoluogo piceno, dal 1348 fino al 1553, finisce sotto la signoria di Galeotto Malatesta, salito al potere durante la guerra contro Fermo e cacciato dalla popolazione in rivolta, a causa dei suoi modi spietati e repressivi. Intanto nei suo territori nel 1356, viene eretto il castello di Monte Vecchio del Tronto, nei pressi dell'attuale Villa Ciarulli, ma ebbe vita breve, soppiantato circa un secolo più tardi dalla crescente influenza della neonata comunità di Pagliare del Tronto, sorta lungo le piane del fiume.
Ad Ascoli intanto infuriavano le lotte tra Guelfi e Ghibellini, ne approfitta Andrea Matteo Acquaviva che nel 1395 riesce a conquistare la città diventandone signore per un anno. Nel 1406 Papa Innocenzo VII infeuda come Conte di Ascoli il Re di Napoli: Ladislao d'Angiò-Durazzo che in quel periodo, stava cercando di portare avanti il suo progetto di riunire l'Italia sotto le sue bandiere, per i suoi eserciti si avvaleva dei servizi del capitano Giacomo Attendolo Sforza. Forse a lui è legato lo stemma che campeggia sulla porta meridionale di Spinetoli. Altro comandante delle truppe di Ladislao era Conte da Carrara che invece, viene elevato dal regnante a signore di Ascoli nel 1413; un anno prima nel paese è intanto attestata la presenza di un fiorente borgo intorno alle mura. I da Carrara riescono a mantenere il loro feudo, anche dopo la morte di Ladislao nel 1414, nel 1421 anche Conte muore ed i suoi domini vengono ereditati dal figlio Obizzo, in principio in buoni rapporti con il papato, che presto si degradarono.
Infatti nel 1425, le truppe del Rettore della Marca Pietro colonna, guidate da Jacopo Caldora e Giosia Acquaviva, vengono incaricate dal pontefice di porre fine alla signoria carrarese. Allo scopo di indebolirla, anche Spinetoli viene assediato e conquistato insieme ad altri castelli limitrofi. Nel 1433 ricade come tutto il territorio sotto il dominio di Francesco Maria Sforza che dominerà col pugno di ferro fino alla sua cacciata dall'ascolano avvenuta nel 1445, dopo la sua partenza riesploderanno le lotte tra fazioni. La situazione si inasprirà a seguito del 1482, quando la città ottiene dalla Santa Sede la "Libertà Ecclesiastica", durante questo periodo si vedrà l'ascesa della famiglia dei Guiderocchi, che riuscirà a prendere il potere fino alla sua cacciata nel 1488. Nel 1501 la famiglia tenterà di rientrare in città, Astolfo Guiderocchi alla guida dei suoi eserciti conquista Spinetoli, Monsampolo e Castorano, ma non riuscendo a conquistare Ascoli saranno costretti ad abbandonarle. Nel 1538 viene sottratto alla giurisdizione ascolana da Papa Paolo III, dopo l'assalto sul ponte di Rionile, nei pressi di Acquasanta, all'esercito pontificio guidato da Niccolò Ardinghelli, rimasto ferito negli scontri, ritornerà in mano alla città solo nel 1543. Il castello parteciperà anche alla breve Guerra del Tronto scoppiata tra il papato ed il Re di Napoli e di Spagna Filippo II d'Asburgo, scoppiata tra il 1556 e durata fino all'anno successivo.
Nel 1640 gli spinetolesi tenteranno di riannettere il centro di Pagliare, ottenendo però solo di poter scegliere il podestà della comunità, che rimase indipendente fino alle riforme napoleoniche iniziate con la Repubblica Romana del 1798. Qui il paese rientra per un solo anno nel nuovo Dipartimento del Tronto, sotto il Cantone di Offida, con la caduta della Repubblica torna sotto gli Stati Pontifici fino alla loro conquista da parte di Napoleone nel 1808, quando ritornerà sotto Offida ma come frazione di Monsampolo del Tronto fino al 1811.
Nel 1816 si avvia per la Santa Sede l'opera di riforma dopo la caduta di Napoleone, vengono create le Delegazioni Apostoliche, ed il paese troverà il suo posto nel Distretto di Ascoli come capoluogo di Governo di un piccolo territorio che comprendeva il comune spinetolese e anche quello neonato di Pagliare. Dopo l'unità d'Italia il municipio pagliarano viene soppresso nel 1866, diventando infine frazione di Spinetoli e venti anni più tardi, viene raggiunto dalla Ferrovia San Benedetto - Ascoli, dando il via allo sviluppo industriale e civile della pianura del Tronto. Nel secondo dopoguerra il paese inizierà a spopolarsi in favore della frazione a valle, che ad oggi supera come popolazione il capoluogo, nonostante la sede municipale, gran parte delle attività si sposteranno nella vallata.
Il centro dell'odierno paese è nella grande piazza Roma, dove trovano posto il palazzo comunale, l'ingresso alle viuzze del centro storico ed in un angolo la mole di Villa Zappasodi; tra le principali festività che la animano si ricordano i famosi Carri dell'Uva a Settembre. Addentrandosi nel centro storico, si entra nel sistema di piccole vie parallele che compongono il borgo a nord del castello, da qui si arriva a cospetto della cinta muraria e si entra attraverso la porta neoclassica fino alla piazza centrale. Qui un tempo si trovava il nucleo principale del castello, dove svetta la torre civica, in seguito riutilizzata come campanile della chiesa parrocchiale, ai lati della chiesa scendono verso il basso le uniche due vie che attraversano il centro fortificato. Inoltre vi si trovano l'elegante Ex palazzo Comunale e palazzo Cantalamessa col suo portale in bugnato, un'ampia terrazza panoramica è ricavata sopra la cinta muraria, guardando sulla campagna. Scendendo lungo una delle due strade si arriva nella piccola piazzetta bassa, aperta davanti alla bella porta meridionale, alla sua sinistra si trova Palazzo Panichi, usciti ci si trova sul bel panorama visibile della piazzetta belvedere. Una ripida scala scende dalle mura per arrivare al borgo meridionale, vi si trovano alcune interessanti case costruite a partire dal XVI secolo, appena davanti all'uscita, si continua a scendere per la serpeggiante via Sabbione. Attraversate ripidamente le ultime case ci si ritrova nella campagna ai piedi del paese, oltre a visitare il paese si consiglia un giro per le varie ville nobiliari sparse nel comune.

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