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La "pieve" di S. Vittore aveva un importante valore territoriale in quanto all'epoca della sua costruzione era particolarmente isolata, quindi comprendeva un ampio territorio e di conseguenza di fedeli, ciò consentiva alla chiesa il diritto di amministrare il battesimo.
La particolarità di poter esercitare il sacramento del battesimo è dovuta al fatto che ad Ascoli si volle realizzare una rete di chiese nelle zone maggiormente periferiche della città in modo che venisse affermata l'autorità del Vescovo per ogni area del territorio.
La chiesa è opera di un rifacimento che risale al XIII secolo: è una delle più antiche a tre navate, infatti si può notare una certa imperfezione dovuta alla nuova sperimentazione architettonica che tuttavia risente ancora di un'impronta romanica.
Le pareti esterne sono semplici e lineari nello stile duecentesco ascolano: la facciata è divisa in due parti simmetriche da una cornice orizzontale e nella parte superiore possiamo notare l'essenziale rosone centrale e in quella inferiore il portale.
Degne di nota sono le cospicue testimonianze pittoriche all'interno della chiesa che ne esaltano la semplicità, la cui peculiarità è che furono commissionate dai fedeli per assicurarsi la salvezza della loro anima. A livello tematico, infatti, le scene rappresentate non hanno un'unitarietà ma raffigurano episodi distinti uno dall'altro, ed inoltre sono disposti in maniera ordinata a fasce su tutte le pareti: in questo modo la chiesa perde di monumentalità ma assume senz'altro un carattere "intimo".

Bibliografia:
Cappelli F., "Guida alle Chiese Romaniche di Ascoli Piceno, città di Travertino", D'Auria industrie Grafica S.P.A, 2006

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