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Piccolo villaggio sperduto nella valle del Rio Tallacano, importante affluente del fiume Tronto.
Il nome fa chiaro riferimento ad una fortificazione: "Podium", che probabilmente si trovava sopra lo sperone di roccia arenaria che lo domina, del quale però non rimangono tracce, si trovava comunque in una posizione strategicamente rilevante per il controllo del fondovalle. Da sempre legata e sottoposta alla vicina Rocchetta, antica pertinenza dei monaci farfensi, insieme seguono sorti simili nel corso delle epoche successive. Dal punto di vista spirituale, era dipendente dalla parrocchiale di San Silvestro, sempre possesso dell'abbazia di Farfa. Nei catasti ascolani del 1381, si nomina il "Sindacato" di Rocchetta nel comitato dei castelli ascolani, istituzione vagamente riconducibile al moderno municipio, nel quale risulta compreso anche Poggio. Nel secolo successivo, il sindacato è annesso a quello di Falciano, compreso nella podesteria di Acquasanta, dove un podestà inviato dal capoluogo piceno gestiva la giustizia nell'insieme di entità territoriali sparse per la valle del Rio Tallacano e nella montagna acquasantana. Dal XVI secolo il capoluogo viene spostato a Venamartello, mentre nelle montagne circostanti esplode il fenomeno del brigantaggio, si assiste alla rivolta di Mariano Parisani, fuoriuscito ascolano che instaura a Venamartello il suo caposaldo, interessando anche tutta la vallata. Poggio e Rocchetta nel 1564 giurano fedeltà al papato in vista dell'esercito pontificio guidato da Gabrio Serbelloni, arrivato nella zona per pacificare l'area. Le insurrezioni riesploderanno sul finire del settecento quando la rivoluzione francese giunge anche in Italia, scaccia il Papa ed instaurata la Repubblica Romana. Si modificano i precedenti assetti amministrativi, quella che era la podesteria di Acquasanta si trasforma in "Cantone", con un ampio territorio sotto di sé, compreso poi nel più ampio Dipartimento del Tronto. Il popolo però fedele al pontefice, si darà a numerosi atti di insurrezione da parte della popolazione montana. Durante la fase napoleonica partecipa alla sollevazione antifrancese, infatti nel 1808 l'area del Monte Ceresa è sede della ribellione papalina, andando contro il capoluogo acquasantano, sede delle amministrazioni e fedele al governo. Nel 1816 si avvia la restaurazione degli antichi poteri spodestati da Napoleone, vengono create le Delegazioni Apostoliche ed Ascoli diventa sede di una di queste, comprendendo anche il governo di Acquasanta che aveva sotto a se un gran numero di villaggi; dopo le riforme del 1833 la sede viene trasferita ad Arquata. A causa di contrasti sorti tra il capoluogo ed il resto del territorio comunale, si distacca insieme a tutte le altre frazioni del territorio, esclusa Cagnano, per fondare nel 1834 il comune di Santa Maria a Tronto. Con l'arrivo dell'esercito piemontese allo scopo di unificare l'Italia, la montagna acquasantana torna turbolenta e sarà uno dei maggiori centri della resistenza pontificia. Anche la valle del Tallacano sarà coinvolta negli scontri e nelle successive repressioni contro i simpatizzanti del papato. Nel 1866, decade l'amministrazione di Santa Maria ed entra a far parte del nuovo comune di Acquasanta Terme. Da questo periodo inizia lo spopolamento di quest'area impervia della montagna, nonostante questo il paese sopravvive, forse perché è il più facilmente raggiungibile del comprensorio di Rocchetta. Alcune suggestive mete escursionistiche nei dintorni, come la grotta del Petriennio e la cascata di Agore, hanno come punto di partenza il paese, che mano a mano acquista una sua meritata notorietà. A seguito della serie di terremoti iniziati 2016 ha subito alcuni danni come nei centri limitrofi e nelle montagne sopra la strada che la raggiunge, l'area quindi é stata interdetta al traffico. Si raggiunge passando per Tallacano e proseguendo lungo la strada brecciata che costeggia il fiume fino a Poggio Rocchetta, dove termina in uno spiazzo posto sotto il paese. Prima dell'arrivo si nota già la sua posizione scenografica e suggestiva, lo si vede infatti spuntare tra gli alberi, arroccato su di uno stretto ed alto crinale che risale un ripido pinnacolo roccioso, che svetta sopra la confluenza del Rio Tallacano con il Fosso di Agore. Oltrepassandolo su un ponticello, si raggiunge il piccolo piazzale, poco prima si nota una rampa che sale verso il paese, dove si incontrano le prime abitazioni ed i primi orti; tra la vegetazione spuntano anche i ruderi di edifici ad oggi scomparsi. Le strutture sono in pietra arenaria, in alcune sopravvive il tipico tetto in lastre di pietra, non ben databili ma potrebbero risalire anche al XVI secolo, rimaneggiate poi nel corso dei secoli. Continuando la salita fra le case, si raggiunge una specie di piazzetta, dove si trova la fonte che riforniva gli abitanti, qui si nota un lungo casone restaurato che si aggrappa al poco spazio lasciato libero dalla roccia.

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