login
cerca

Poco distante dal capoluogo di Acquasanta Terme e dalla strada consolare Salaria, appare il folto incasato di Paggese, una delle frazioni più popolose del comune. Fin dall'antichità zona di forte traffico di uomini e merci, sarà prima sotto l'influenza dei piceni, fino a quando non saranno soppiantati dai romani, e quindi, con la caduta dell'impero, sarà caratterizzata dall'invasione degli ostrogoti, che nelle vicine Cagnano e Forcella lasceranno tracce del loro passaggio. È da sempre legato alla vicina Luco e alla sua rocca, tanto che fino al XVI secolo viene chiamato "Castello di Luco" nonostante gli abitanti, per distinguerlo dall'insediamento sorto ai piedi della rocca di Luco, lo chiamassero "paese", oppure Villa San Lorenzo dopo il XIII secolo. I territori che comprendevano Paggese, raccontano gli storici, vengono donati nel 1039 dai precedenti proprietari di origine longobarda all'abbazia di Farfa insieme ad altri feudi dell'acquasantano e della valfluvione, mentre entrerà sul finire del '200 nel comprensorio dello stato comunale ascolano. Nel 1275 viene eretta la chiesa di San Lorenzo, soppiantando quella di Sant'Angelo in Salmacina o dell'Acquapuzza, che prendeva il nome dalle sorgenti termali comuni in questa parte della valle del Tronto; le chiese in quest'area apparterranno all'eremo di San Marco alle Vene fino al 1385, quando subentrerà la famiglia Sgariglia. Nel 1350, diventato tiranno di Ascoli il riminese Galeotto Malatesta, i nobili delle montagne ascolane si ribelleranno a causa dei suoi modi brutali, suscitandone la violenta reazione, fatta di stragi e rastrellamenti in tutto l'acquasantano. Tra XV e XVI secolo il borgo fiorisce economicamente, diventa sede del sindacato di Acquasanta, che amministra per conto di Ascoli i diversi villaggi circostanti, riunendosi nella Sala del Parlamento, annessa alla chiesa di San Lorenzo; contemporaneamente il paese si arricchisce di pregevoli abitazioni e anche di un ospedale per i viandanti ed i pellegrini. Sul finire del '500 l'età d'oro di Paggese subisce un brusco arresto a causa delle carestie, delle pestilenze e del flagello dei briganti, che funesterà il territorio fino alla fine del XIX secolo. Nel XVII secolo sono di nuovo i farfensi a gestire Paggese, anche se solo sulla carta, poiché la famiglia nobile ascolana degli Sgariglia ormai aveva raggiunto sul paese una grandissima influenza, come anche la famiglia Ciucci di Castel di Luco; il secolo successivo sarà ricordato come nefasto per via dei terremoti e delle carestie, condite con il solito banditismo, che nel secolo successivo vedrà un vero e proprio boom. Con l'arrivo delle idee rivoluzionarie, della Repubblica romana e di Napoleone, Paggese, oltre a vedere sciogliersi le antiche istituzioni locali pontificie, rientra nel Dipartimento del Tronto (del quale farà parte tutto il Distretto di Acquasanta); ospiterà in seguito una furiosa rivolta da parte dei sostenitori dello Stato Pontificio, capitanati dal brigante Giuseppe Costantini. Con la caduta di Napoleone e la successiva restaurazione pontificia, viene creato il comune di Santa Maria del Tronto, del quale il borgo farà parte come maggiore delle sue frazioni, tuttavia presto liquidato dalla riforma post-unitaria del 1866. L'arrivo dei Piemontesi e del Regno d'Italia farà sì che le popolazioni montane si sollevino ancora in difesa del papato, coordinate da Giuseppe Piccioni, priore di Rocca Monte Calvo, e dai figli, arruolati nell'esercito pontificio: si darà vita ad uno dei capitoli più interessanti della storia locale. All'inizio del 1861 a Paggese si organizza una spedizione armata contro i piemontesi alloggiati ad Arquata; a capo del manipolo ci sono Alessandro Vannarelli di Valledacqua e Don Francesco Velenosi, curato di Piedicava. L'arrivo del generale piemontese Alessandro Pinelli e della sua brutale repressione affogherà nel sangue la ribellione, fatto che fu criticato all'epoca anche all'estero; Paggese sarà occupata dall'esercito piemontese che darà anche fuoco alla canonica e all'archivio parrocchiale. Ripristinata la pace nel borgo, si vivrà un periodo tranquillo fino alla seconda guerra mondiale, quando nell'acquasantano in molti si daranno alla lotta partigiana contro i nazifascisti, favoriti dal territorio impervio.
Oggi è una delle frazioni più popolose del municipio, destinata a crescere, dato il numero di nuove abitazioni costruite nelle vicinanze; arrivati a Paggese si può posteggiare sulla piazza principale, dominata dalla facciata di San Lorenzo. Addentrandosi lungo le piccole stradine rivela dietro ogni angolo uno scorcio interessante: ai passaggi coperti si alternano palazzi nobiliari in travertino dalle finestre modanate, in un susseguirsi di scalinate e muraglie che nascondono orti e giardini. Un gioiello che lascerà sorpreso ogni visitatore.

Se vuoi condividere questa scheda sui social, puoi utilizzare uno dei pulsanti qui sotto: