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Nasce nel 106, figlio di Gneo Pompeo Strabone, il più noto e ricco possidente del fermano Piceno, sua madre Lucilla era invece figlia di un senatore.
Pompeo crebbe sotto l'influenza del padre, sviluppando già dalla tenera età un carattere diplomatico e pragmatico, scrive Plutarco nella sua "Vita di Pompeo" come: nonostante l'epoca turbolenta della Repubblica, riusciva a ricevere sempre l'apprezzamento dei suoi concittadini. Questo grazie al suo carattere affabile ed i modi semplici, oltre che alle spiccate doti militari e politiche, lo storico cita anche quelle fisiche che gli diedero una certa popolarità. Viene infatti definito l'"Alessandro Romano", per una presunta somiglianza col grande condottiero macedone, giudizi di parte ma nonostante questo, era comunque uno dei personaggi più stimati della Repubblica. Milita nell'esercito del padre già nel 87 a.C. durante la guerra civile per le provincie orientali, scoppiata alla partenza di Silla. Dimostra, poco più che ventenne, coraggio e perspicacia, sfugge ad un tentativo di assassinio, riesce con il suo intervento a sedare un iniziale malcontento delle truppe, nato per colpa del padre. Dopo la morte di Strabone, la fazione rivale dei "populares" riuscì ad entrare in Roma dove si diede alle razzie, viene saccheggiata anche la sua residenza. Nel 85 a.C. si difende dalle accuse di appropriazione indebita di numerosi beni, raccolti durante l'assedio di Ascoli, ma grazie alle sue abili mosse ne uscì indenne, favorito dal Pretore Antisio che non solo lo assolse, ma gli da anche in moglie sua figlia Antisia, che sposa pochi mesi dopo. In realtà se la cava grazie alla difesa dei suoi avvocati ed al sostegno dell'influente Gneo Papirio Carbone, console e capo della fazione conservatrice, potentissima a Roma. Anche se in principio aveva fatto parte delle fazioni dei "populares", da uomo pragmatico,torna sui suoi passi aderendo all'oligarchia conservatrice, ancora al comando di Silla. Quando iniziarono gli scontri armati tra le fazioni, Pompeo si trasferisce nel Piceno, dove era forte l'influenza della sua famiglia, reclutò un esercito e diede battaglia ad Osimo, dove riportò una vittoria. Allestisce tre legioni nel Piceno mettendosi alla sua guida grazie al sostegno dei veterani del padre, prima di partire per raggiungere l'esercito di Silla nel Sud Italia, viene attaccato da ben tre eserciti dei "Populares" che impreparati vengono sconfitti. Silla preoccupato per le situazione accorre nel Piceno e dopo aver saputo della sua vittoria, si recò al suo accampamento congratulandosi, Pompeo invece lo salutò come "Imperator": generale vittorioso, questi ricambiò; il sodalizio si fece sempre più stretto, tanto che ripudiata la prima moglie, Pompeo ne sposa la figlia Emilia. Diventa quindi comandante delle truppe nella spedizione in Sicilia ed in Africa dove sconfigge i nemici, al ritorno gli vengono concessi il "Trionfo" ed il titolo di "Magnus", ovvero Grande. In seguito all'abdicazione nel 79 a.C. ed alla morte di Silla l'anno dopo, inizia una restaurazione "Antisillana" e quindi si schiera ancora la parte senatoria conservatrice, dirige infine operazioni militari in Etruria. Viene poi mandato in Spagna in aiuto del Protoconsole Metello, durante gli scontri la fazione avversa ai conservatori, organizzata sotto il comando di Sertorio che lo mette in seria difficoltà fino alla morte, assassinato dai suoi stessi soldati. Ritornato in Italia nel 71, partecipa alle ultime fasi della guerra contro Spartaco, capo degli schiavi ribelli alla Repubblica, condividendo la vittoria con Licinio Crasso e conquistando il suo secondo "Trionfo". Ormai molto potente, ottiene il consolato nonostante non fosse nemmeno un questore, da abile politico smantella la costituzione di Silla con una legge che porta il suo nome, abolendo privilegi sia ai tribuni che ai senatori. Si mette a capo dell lotta contro i pirati che spadroneggiavano nel mediterraneo, con i pieni poteri e 500 navi, 20 legioni e 5000 uomini, riesce in poco tempo a sconfiggere la minaccia. Conduce in seguito la guerra col Re Mitriade del Ponto, mettendo fine ad un conflitto che perdurava da anni, altre campagne furono condotte in Asia Minore tra il 66 e il 62 a.C. dove sconfigge Tigrane Re dell'Armenia. Riorganizzate le province orientali in maniera più efficiente ed infine sbarca di nuovo in Italia nel 61, ottenendo il terzo "trionfo"; nei mesi seguenti commetterà però una serie di errori: scioglie il suo esercito, sottovaluta le ostilità in Senato, mentre la sua popolarità sarà offuscata da quella di Giulio Cesare.
Riavvicinatosi a Crasso, conosce Cesare e nel 59 a.C. e nasce il primo "Triumvirato", grazie al nuovo potente amico ottiene la ratifica dei provvedimenti in Asia Minore e le terre ai suoi veterani, ne sposerà anche la figlia, Giulia. Le rivalità però iniziano a crescere e quindi alimenta la lotta tra bande armate contrapponendo molti suoi candidati ai "cesariani", tra il 58 e il 55 a.C. governa in Spagna dove inizia un ammodernamento della provincia. Inizia a Roma la costruzione del Teatro che porterà il suo nome; nel 55 viene confermato Console insieme a Crasso, mentre nel 54 muore la sua seconda moglie Giulia e sposa nel 52 Cornelia Metella, ma la morte di Crasso nel 53 ruppe gli equilibri. Cesare vince in Gallia nel 51 ed è ormai lanciato verso i pieni poteri, solo Pompeo insieme al Senato romano rimangono come oppositori, vietando al condottiero di candidarsi per il consolato, con il famoso passaggio del Rubicone Cesare diventa nemico del Senato e della repubblica. Trovatosi molto indebolito davanti agli eserciti cesariani, Pompeo abbandona l'Italia per raggiungere la Grecia, seguito da una buona parte dei senatori e nel corso del 48 a.C., organizzano un esercito. Ma sottovalutano la crescente potenza raggiunta da Cesare, decisiva fu la battaglia di Farsalo che decreta la loro sconfitta. La sorte è segnata sia per Pompeo che per la fazione senatoriale, fugge ancora in Egitto consigliato da un suo vecchio amico: Teofane di Mitilene, li viene fatto assassinare dai consiglieri del giovane Re Tolomeo, tra i quali Potino e il generale Achilla, al fine di ingraziarsi Cesare già in viaggio per l'Egitto. Viene infatti adescato con il pretesto di un udienza e condotto su una piccola imbarcazione, insieme a due vecchi compagni della sua giovinezza: Il tribuno Lucio Settimio e il centurione Salvio, Mentre era seduto sulla barca, studiando il suo discorso per Tolomeo, venne da loro pugnalato a morte. Non paghi essi lo decapitarono, il suo corpo fu lasciato sulla spiaggia dove lo ritrova il suo fidato liberto Filippo, che organizza un semplice funerale, cremando il corpo su di una pira. All'arrivo di Cesare come regalo di benvenuto, ricevette in un cesto da parte di Tolomeo, la testa di Pompeo e il suo anello, sconvolto per la fine del rivale, depose il giovane sovrano e fece giustiziare i responsabili. Elevò quindi la sorella Cleopatra sul trono d'Egitto, diede le ceneri di Pompeo e l'anello alla moglie Cornelia, che le riportò in Italia, alla fine del 45 a.C. Gneo Pompeo "Magno", uomo dei tre "trionfi", viene deificato dal Senato di Roma su richiesta di Cesare. Alle idi di marzo di un anno dopo, Cesare cadeva sotto i colpi dei congiurati nel teatro costruito da Pompeo, si disse che in punto di morte gli abbia rivolto preghiere.

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