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Teodolinda Murri nasce a Fermo nel settembre del 1871; suo padre Augusto era uno dei più grandi medici italiani ed europei. Divenne protagonista con i suoi familiari di uno dei più seguiti e chiacchierati dibattimenti processuali in Italia nei primi decenni del Novecento, che si concluse con una sua condanna per complicità con il fratello Tullio, per l'omicidio di suo marito, il Conte Francesco Bonmartini. Nonostante fosse cresciuta in un ambiente familiare di ascendenze liberali e di libero pensiero, la Murri, su iniziativa dell'amica di famiglia, Teresa Crovato, incominciò a frequentare e ad intraprendere una corrispondenza letteraria con Francesco Bonmartini, rampollo proveniente da una importante famiglia veneta che, agli antipodi dei Murri, professava idee reazionarie e clericali. Anche su insistenza della madre, Teodolinda accettò di fidanzarsi ma scoprì che Francesco era violento e volgare. Dopo le nozze vi fu la nascita della figlia, che fu quasi ripudiata poiché di sesso femminile: il consorte infatti pretendeva un erede maschio, che Linda partorì nel gennaio del 1896, ma che fin dal principio era di salute cagionevole. Addirittura il Bonmartini cercò in tutti i modi, tramite il suocero, di essere iscritto a corsi di Medicina all'Università, nonostante fosse sprovvisto di diploma e riuscì, a seguito di varie vicende, ad essere ammesso all'Università di Camerino (MC). Dopo anni di litigi, Linda ottenne la separazione legale nel 1899, e iniziò una relazione con Carlo Secchi, che aveva frequentato prima di conoscere il Bonmartini, il quale frattanto si era laureato. Intanto prende parte alla vicenda anche il fratello Tullio, dottore in Giurisprudenza e Lettere, che aveva con la sorella un rapporto confidenziale, a tratti ossessivo. Il carattere del Conte Francesco era tornato a manifestarsi: si erano infatti fatte estenuanti le richieste di essere assunto dal Prof. Augusto Murri per incarichi all'Università di Bologna; Tullio, insieme ad amici e familiari, cercò in qualsiasi modo di pacificare i coniugi, che si riconciliarono con il tacito accordo di continuare a vivere ciascuno la propria vita. Ma la situazione degenerò: il Bonmartini continuava ad insistere per ottenere l'incarico agognato e minacciava Linda in continuazione; ormai esasperata, la donna si rifugiò a Venezia con i figli, mentre Tullio progettò che l'unica soluzione era l'omicidio del Conte. Contattò per questo un giovane medico, Pio Naldi, sempre a corto di soldi a causa del suo vizio per il gioco; nell'agosto del 1902 la portinaia del palazzo bolognese dove viveva Francesco Bonmartini, scoprì il cadavere ormai in decomposizione dell'uomo che era stato pugnalato. Le indagini portarono gli inquirenti ad accertare che l'appartamento vicino a quello del Conte era stato affittato da Linda sotto falso nome per incontrare Carlo Secchi. Senza aspettare i funerali, la donna si rifugiò in Svizzera; i giornali intanto trattavano in maniera scandalistica gli avvenimenti. Il Prof. Murri nelle settimane seguenti, oltre a riportare la figlia in Italia, denuncerà Tullio alla polizia come autore del delitto, dopo che lui stesso si era dichiarato colpevole in una lettera scritta al padre, descrivendo i fatti: insieme alla sua amante Rosina Bonetti e al Naldi, si era introdotto nella casa del Conte e dopo una lite ed uno scontro fisico, per difendersi lo aveva accoltellato. Il processo fu un evento mediatico impressionante: si svolse con l'intervento di ben 18 avvocati e per la prima volta in Italia furono ammessi periti psichiatrici. Iniziata a Torino nel febbraio del 1905, l'udienza si concluse sei mesi dopo, con le seguenti condanne: Tullio Murri e Pio Naldi furono condannati a 30 anni di reclusione, Linda a 10 anni, anche Carlo Secchi a 10, e la Bonetti a 7. Nel 1906 il Re Vittorio Emanuele III concesse la grazia alla Murri, che si risposò in seguito con Francesco Egidi, che era diventato il precettore dei suoi figli. Si ritirò nella sua tenuta di famiglia a Porto San Giorgio; trasferitasi a Roma, dove scrisse libri di Parapsicologia, si spense nel 1957.

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