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Frazione dispersa nel cuore boscoso del comune di Roccafluvione.
Il nome deriva dal contratto agrario del pastinato, prototipo medievale della mezzadria; venivano concesse terre incolte a soggetti, definiti pastinatori, con l'obbligo di dissodarle e di renderle produttive. Compare nei possedimenti di Farfa, solita a stabilire questo tipo di contratti con i coloni che si rimettevano sotto la sua protezione, in quanto possessori di diverse terre nell'area. Ma durante il XI secolo l'abbazia comincia a perdere terreno rispetto al vescovo conte di Ascoli Piceno che andava espandendo i suoi territori ai danni dei poteri vicini, nel 1137 viene concessa alla curia ascolana in una bolla dell'imperatore germanico Lotario III; gli sarà riconfermata anche dallo svevo Barbarossa nel 1185, col passaggio dal Vescovo Conte allo Stato comunale nel XIII secolo, la villa sarà inizialmente a capo di un suo sindacato, compreso nel comitato ascolano.
Si legge in un atto del 1445 anche che i potenti signori della vicina Rocca di Scalelle avevano delle proprietà in paese, nel 1458 risultava infine sottoposto al sindacato scalellese, ma faceva riferimento al Podestà di Rocca Rionile che amministrava la giustizia anche in altri sindacati montani limitrofi. La comunità continuò a vivere secondo i dettami dei propri statuti fino alla fine del XVIII secolo, quando l'arrivo della rivoluzione francese sconvolgerà le antiche consuetudini.
Con la creazione della Repubblica Romana del 1798 vengono soppressi i sindacati ed il paese passa sotto il Dipartimento del Tronto, nel cantone di Acquasanta per la breve durata dell'avventura repubblicana, con Napoleone nel 1808 passa sotto il comune di Rocca Rionile, con capoluogo a Colleiano. Ritorna ad Acquasanta nel 1814 ma nel 1816, con la Restaurazione, viene annessa prima al comune di Mozzano e poi nel 1818 a Venarotta, nel 1817 infine ritorna sotto il ricostituito comune di Roccca Rionile a differenza del resto sindacato di Scalelle. Visto l'impoverimento il comune è costretto a chiedere per l'estrema povertà e la scarsa popolazione, di essere incorporato a quello di Rocca Casaregnana. A seguito dell'Unità d'Italia la frazione entra nel 1867 nel nuovo comune di Roccafluvione, creato con l'annessione delle varie piccole amministrazioni dell'area.
Era presente in paese una comunanza agraria, che chiude i battenti per un decreto ministeriale del 1936, nel secondo dopoguerra vari fenomeni migratori spopoleranno gran parte del paese.
L'agglomerato di case si accomoda in posizione piuttosto lontana dalla civiltà, raggiungibile passando dalla strada brecciata che la collega a Scalelle attraversando una delle più belle zone del comune, l'altro percorso più comodo ed asfaltato sale invece da Agelli. Si colloca in un area circondata da alcuni appezzamenti pianeggianti che per secoli hanno fornito sostentamento agli abitanti, una stretta curva che gira intorno alla chiesa nuova di Sant'Anatolia, introduce all'abitato. La piccola piazzetta sul sagrato della chiesa, dove si trova anche il moderno lavatoio, permette con un po di fortuna, di parcheggiare. Il paese infatti è ancora parzialmente abitato e comunque spesso frequentato per curarne gli orti ed i terreni, dalla piazzetta una via scende e si dirama inserendosi fra le case di varie epoche, raggruppate in blocchi che si addossano l'uno all'altro. La via che taglia l'abitato scendendo direttamente fino ai campi sottostanti, mostra su un'abitazione un'interessante architrave trilobata con dei simboli impressi, forse proveniente da una struttura religiosa precedente. Proseguendo si entra in un piccolo tratto dove le scale e le balconate delle abitazioni, si intrecciano lungo la strada, usciti si è ai margini dell'abitato e vi si può girare intorno proseguendo sulla destra davanti al piccolo fontanile. Il resto degli edifici di modesta fattura mostra un collage di epoche e di stili, caratteristiche sono le abitazioni che sfruttano in parte la base rocciosa per le sue strutture. Nel piccolo pianoro sotto il paese, tagliato da una strada, vogliono le leggende che ai suoi margini si possa vedere in alcuni casi, una vecchia signora che fila nascondendo sotto una coperta un cospicuo tesoro.
Sulla strada che esce dal paese per recarsi verso il cimitero e Sant'Anatolia Vecchia, subito dietro la chiesa, si trova un palazzo che la tradizione orale vorrebbe abitato da importanti signori, forse della famiglia degli Sforza.

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