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Nicola Lazzari
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Nasce in una famiglia molto nota nell'aristocrazia di Ascoli Piceno.
Il padre di Nicola, Tullio fu Gonfaloniere cittadino e appassionato di politica, e avviò presto il figlio alla musica e adolescente lo mandò a Napoli dove, sotto la guida del Maestro Saverio Mercadante, apprese le nozioni di composizione, in seguito si affinò con il Maestro di Cappella di Ascoli Vincenzo Ciuffolotti. Ventenne entrò nell'orchestra dell'Accademia Truentina come violinista.
Fu socio della Società Filarmonica ascolana e divenne direttore d'orchestra dirigendo numerosissime opere liriche: nel 1828 al Ventidio Basso conduce un melodramma in due atti intitolato "Elisa e Claudio a sia l'amore protetta dall'amicizia" scritto dal suo mentore Saverio Mercadante. L'intensa attività musicale prosegue nello stesso anno con "Il turco" di G. Rossini, rappresentazioni di Bellini, Donizetti, e altri compositori, Nel 1838 diresse l"Adagio con variazione" per violoncello e orchestra di Giovanni Vitali presso il Teatro di Filodrammatici.
La sua attività concertistica continuò fino al 1850 e sarà seguita anche da un grande interesse per la politica, infatti lo storico Capponi nei suoi annali cita Lazzari come componente di una delegazione che nell'agosto del 1846, insieme ad altri patrizi liberali piceni, pubblica un manifesto in cui si ringraziava Papa Pio IX per un'amnistia. Nel 1851 compare nel Consiglio Comunale della sua città natale, riconfermato anche nel 1855, grazie a questa sua posizione riesce a nominare il ripano Vincenzo Boccabianca, quale suo successore come insegnante nella scuola di violino ascolana e nella direzione presso il Ventidio Basso.
Scrisse una notevole quantità di composizioni come attesta nel 1945 l'organista Padre Pietro Carlucci, sostenendo che le opere musicali del Maestro "hanno il pregio di rappresentare la correlazione musicale e lo stile del suo tempo". Dopo il 1862 non si hanno più sue notizie, lo si deve probabilmente al fatto che si fosse ritirato a vita privata per l'età avanzata e per idee politiche essendo un sostenitore del vecchio regime, ancora oggi molte sue composizione sono conservate presso la Biblioteca Comunale ascolana, si spense nel marzo del 1881.

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